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Contributi importanti stanno arrivando all’amministrazione comunale di Crotone dalla cittadinanza per l’iniziativa «le strade dell’universo femminile» promosso dall’assessorato alle Pari Opportunità tesa ad intitolare strade cittadine a donne coraggio che hanno lasciato un’impronta indelebile nel corso della propria vita.  «Tante – è scritto in un comunicato – sono state le segnalazioni, infatti, per donne che si sono ribellate all’oppressione e che hanno sfidato la malavita organizzata. E tra i nomi proposti troviamo due donne simbolo della ribellione alla ndrangheta: Lea Garofalo (Petilia Policastro 1974 – Milano 2009) collaboratrice di giustizia, il cui cadavere fu sciolto nell’acido e Maria Concetta Cacciola (Rosarno 1979 – 2010) testimone di giustizia. Ed ancora Tina Buccafusca (Nicotera 1973 – 2001), anche lei morta suicida dopo la sua decisione di collaborare con la giustizia».   Altri contributi, prosegue la nota, «riguardano donne vittime della criminalità come Renata Fonte (Nardò 1951 – 1984) assessore comunale vittima di un agguato criminale; Graziella Campagna (Saponara 1968 – Villafranca Tirrena 1985) scomparsa a diciassette anni solo perchè testimone scomoda;  Simonetta Lamberti uccisa a dieci anni a Cava dei Tirreni da un killer della camorra in un agguato che aveva come obiettivo il padre procuratore di Sala Consilina; Maria Teresa Pugliese (deceduta a Locri il 27 marzo 1994) moglie dell’ex sindaco ed impegnata nel volontariato uccisa dalla criminalità organizzata».   

«Di una particolare sensibilità – è scritto nella nota – le indicazioni di altre donne vittime della violenza maschile o della condizione sociale come Palmina Martinelli morta a soli 14 anni, bruciata viva, perchè aveva rifiutato di prostituirsi o Annamaria Torno deceduta a 18 anni vittima del caporalato deceduta in un incidente mentre era su un pulmino che avrebbe potuto portare 9 persone mentre le lavoratrici erano 14. Una bracciante era Giuditta Levato morta nel 1946 a Calabricata prima donna vittima della repressione contro le legittime proteste dei lavoratori della terra. Una partigiana era Irma Bandiera (Bologna 1915 – 1944) mentre Tamara Bunke (Buenos Aires 1937 – Puerto Mauricio 1967) dedicò la propria vita ai movimenti di liberazione dell’America Latina. Una donna coraggiosa Ilaria Alpi (Roma 1961 – Mogadiscio 1994) giornalistica morta in circostanze ancora misteriose mentre inseguiva la verità. Ed infine Nilde Jotti (Reggio Emilia 1920 – Poli 1999) partigiana e prima donna ad occupare la terza carica dello Stato».   «Dopo aver scorso i nomi che i cittadini ci stanno segnalando – ha sostenuto l’assessore alle Pari opportunità Teresa Cortese – ci stiamo accorgendo che questa iniziativa sta andando oltre una sia pur significativa intitolazione di strade cittadine a donne che si sono distinte nella loro vita. L’indicazione di tante donne che sono diventate un simbolo perchè si sono ribellate alla criminalità è un segnale importante che viene dalla gente e che l’amministrazione intende cogliere per sottolineare che un cambiamento anche di natura culturale ci può essere partendo proprio dalle donne». 

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