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Caro Donato,

faccio caso alle parole. Della tua lettera mi colpiscono queste: “foglio calabro lucano”, “puerile vendetta”, “gioco di squadra”.

Guarda la cartina del mondo che pubblico qui. La vedi la Basilicata? La individui la Calabria? Io mi sento piccola piccola, anche mettendo insieme le due regioni, anche mettendo  insieme tutto il Sud, tutta l’Italia.

Bene: le anomalie nostre sono quelle di non renderci conto del mondo nel quale viviamo. A iniziare proprio dalla nostra categoria. L’Ordine dei giornalisti? Siamo una specie in via d’estinzione, da proteggere per imbalsamare a futura memoria. Io mi sento come un dinosauro morto, non so tu. Di tutta l’informazione che si muove oggi nel mondo noi – giornalisti protetti – rappresentiamo neppure il cinque per cento. Basta che dai un occhio ai report mondiali, lo scoprirai anche tu. E quelli che pensano che per esercitare questa funzione bisogna essere iscritti a un Ordine sono ancora di meno. Rispettare le regole, sì, ma accorgersi che dobbiamo cambiarle è segno dei tempi.

Nessuna vendetta potrei praticare nei confronti di chi non vuole cogliere che oggi più che mai abbiamo bisogno di buon giornalismo. Vuoi sapere come la penso? Penso che il buon giornalista oggi è colui che racconta le cose locali avendo di vista il mondo. E’ stato così quando, con caparbietà, ho scelto di difendere una posizione che continuo a ritenere giusta: raccontare la solitudine di una morte nella piazza del mondo che oggi è Facebook. Così tu oggi fai il burocrate e mi racconti di come pubblichi il Bur.

Adesso io chiedo a te, rispondimi con franchezza: pensi che il Bur della Regione Basilicata sia trasparente? Pensi che ci sia trasparenza nella comunicazione delle delibere di Giunta? O pensi che basta avere un esercito di comunicatori per essere trasparenti? L’ho già scritto, te lo ripeto: guada Obama, il presidente di Twitter. In quale scandalo è finito? Allora oggi il mio mestiere è questo: guardare la Basilicata sulla cartina geografica. Che peccato, Donato, guardarla con i limes più vicini.

Definisci il mio giornale un foglio calabro lucano pensando di disprezzarlo, con quella retorica di chi esalta vecchie comunanze professionali per ricordarmi che devo insegnare qualcosa agli altri. Io ho poco da insegnare, molto da apprendere. Boria e presunzione ci vogliono, nel desiderio insopprimibile di nuove conoscenze. Apriamo la Basilicata al mondo, rendiamola trasparente, partecipiamo a una vera crescita. Facciamo squadra, come dici tu. Io ci credo, davvero. Ti assicuro che ci credono anche quelli che lavorano con me.

l.serino@luedi.it 

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