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Revocato il programma di protezione al capo della ‘ndrangheta di Cosenza

COSENZA – L’ex boss cosentino Franco Pino, 65 anni, non è più un collaboratore di giustizia. Non per lo Stato italiano almeno, che nei giorni scorsi ha pensato di revocargli il programma di protezione, vent’anni dopo il suo pentimento.

Un lasso di tempo durante il quale Pino ha calcato le scene processuali più importanti, non sempre con l’esito auspicato dagli inquirenti, ma oggi il suo contributo alla giustizia è stato ritenuto ormai esaurito.

Una valutazione non del tutto corretta considerato che solo poche ore fa, il già “Diritto e Medaglione” della ’ndrangheta bruzia ha preso parte, da imputato, a un processo per un duplice omicidio (quello di Marcello Gigliotti e Francesco Lenti) datato febbraio 1986. Si tratta di un fascicolo che solo di recente la Dda ha tirato fuori dal cassetto, incriminando oltre a Pino – nelle vesti di mandante – altri elementi di spicco del crimine cosentino come Francesco Patitucci, Gianfranco Bruni e Gianfranco Ruà. A Catanzaro, stamane, era di scena l’udienza preliminare, svoltasi proprio nel segno di Franco Pino.

All’ex boss, infatti, non è stato consentito di partecipare all’udienza: il ministero dell’Interno non ha autorizzato il suo viaggio in Calabria, dal momento che la revoca del programma lo pone di fatto in condizione di non avere più la scorta.

Il suo difensore, Vittorio Colosimo, ha messo in evidenza come tale situazione gli abbia impedito perfino di colloquiare con il suo cliente per mettere a punto una linea difensiva. Morale della favola: si è stabilito di rinviare i lavori in aula al 28 ottobre, ma quel giorno il problema potrebbe riproporsi. E per Pino potrebbe trattarsi di un problema doppio dato che, in caso di condanna, il suo nuovo status da imputato “semplice” potrebbe impedirgli l’accesso ai benefici previsti dalla collaborazione. Comunque vada, è la fine di un’epoca.

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