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LAMEZIA TERME – Renata Polverini, vicepresidente commissione lavoro Camera dei deputati, è stata a Lamezia Terme.

Quale la sua opinione sul problema disoccupazione in Calabria?

«I dati di oggi sulla disoccupazione a livello nazionale fanno paura. Se li guardiamo a livello regionale con attenzione al Sud Italia ci fanno venire i brividi. Abbiamo una parte importante dei giovani la maggioranza purtroppo in termini percentuali che non trova lavoro. Non vediamo nemmeno rispetto alle misure messe in campo dal Governo per il Sud una spinta in più».

Spieghi meglio.

«Abbiamo chiesto nella delega e poi nei decreti di privilegiare in termini anche fiscali l’occupazione giovanile anche quella femminile in particolare nel mezzogiorno, ma mi pare che questo Governo non voglia comprendere che al Sud occorre dare una marcia in più. In questo momento purtroppo anche rispetto a questi strumenti non vediamo miglioramenti».

Quali i problemi più rilevanti secondo lei?

«Sono di ieri i dati che danno i contratti a tempo determinato in aumento, ma come avevamo detto al premier nella discussione in aula, erano quelle imprese che aspettavano di assumere, consapevoli che ci sarebbe stato uno strumento che per tre anni, a tempo determinato, senza causale poteva rinnovare un contratto. Cosa succederà tra tre anni, questo non lo sappiamo. Se poi guardiamo al Jobs act ed alle famose tutele crescenti (sappiamo che soltanto la possibilità di licenziare liberamente semmai soltanto crescendo con l’indennizzo), io mi domando se quell’occupazione che stiamo creando è strutturale oppure è una bolla che tra tre anni si sgonfierà».

Il problema occupazione in Calabria è accentuato ma è un problema ormai diffuso, vero?

«Sì ormai è un problema italiano. I dati ci dicono che abbiamo ancora un’occupazione nazionale del 13% e giovanile oltre il 50%, parliamo di cifre inquietanti. Naturalmente ripeto il Governo ha pensato di mettere in campo la cosiddetta legge Jobs act che però è la norma attraverso cui si fanno assunzioni. Io mi domando quando il Governo metterà in campo una politica di sviluppo, di investimenti, di infrastrutture, di politica industriale? Perché il mezzogiorno d’Italia può ripartire anche dalla politica industriale. Invece vediamo grandi aziende del Mezzogiorno d’Italia che chiudono o rischiano di chiudere. Quindi è evidente che da qui a breve o vedremo un ragionamento in termini di sviluppo di varie attività connesse tra di loro, oppure gli strumenti normativi messi a disposizione delle imprese sicuramente non produrranno nuovi occupati».

Il progetto Garanzia giovani produrrà occupazione?

«Garanzia giovani è un progetto comunitario, quindi è semplicemente l’applicazione in Italia di norme comunitarie, dopodiché sappiamo che non è uno strumento per occupare i giovani e soprattutto è uno strumento che in questo momento non sta producendo i numeri che ci si aspettava. Io dico molto spesso banalizzando il concetto che la Garanzia giovani rischia di diventare una sorta di seduta psicologica permanente per i giovani che vengono ascoltati, riascoltati ma che poi attraverso quelle sedute di ascolto non si inseriscono minimamente nel progetto e tanto meno nel mondo del lavoro. Quindi al momento i dati che abbiamo purtroppo ci dicono che è un fallimento».

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