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LIMBADI – La Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Rosi Bindi, a distanza di un anno ritorna a Limbadi, questa volta per consegnare simbolicamente gli immobili confiscati ai Mancuso alla comunità. I tre immobili confiscati, infatti, dovranno ospitare il Centro Studi italiano sull’Antimafia e sulla Cultura della Legalità. Con la Presidente Bindi erano presenti l’on. Dorina Bianchi, il prefetto di Vibo Valentia Giovanni Bruno, il procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Lombardo, il procuratore di Vibo Valentia Mario Spagnuolo e tutti i vertici delle forze dell’ordine. 

Assenti invece per motivi organizzativi i referenti dell’Associazione Riferimenti, a cui sono stati concessi i beni. “In un anno – ha dichiarato la Presidente – è stato compiuto dalle istituzioni un passo estremamente significativo, adesso questo stesso sforzo, che abbiamo messo per realizzare queste mura, lo impiegheremo per riempire ciò che esse conterranno. C’è bisogno – ha asserito – di strutture per le università, per gli amministratori, per le forze dell’ordine, sarebbe da irresponsabili non utilizzare questa sede. Se ciò dovesse avvenire, e non lo credo, torneremo a Limbadi per capirne i motivi”. 

La speranza per la presidente Bindi e che il 31 maggio “i cittadini di Limbadi scelgano bene e che si proceda, al di là delle maggioranze politiche, con forza contro le cosche mafiose”. Piccolo fuori programma c’è stato, quando a due dei quattro testimoni di giustizia: Enzo Ceravolo, Francesco Vinci, Pietro Di Costa, Salvatore Barbagalli è stato impedito, per problemi di comunicazione, di poter parlare con la Presidente Bindi. A questo punto Salvatore Barbagalli si è seduto in mezzo alla strada di accesso impedendo la partenza delle macchine. La protesta è subito rientrata quando la stessa Bindi raggiunto il testimone lo ha invitato ad alzarsi e a esternare le proprie lamentele. 

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