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L’inchiesta che vede coinvolto il numero due della Direzione nazionale antimafia, Alberto Cisterna, potrebbe essere affidata ai magistrati della Procura di Perugia. I legali del magistrato – accusato di corruzione in atti giudiziari a seguito delle dichiarazioni del pentito Nino Lo Giudice – hanno ricorso in Cassazione rilevando un’incompetenza territoriali della Procura di Reggio Calabria. Una vicenda complessa, che si gioca, almeno in questa fase, sul filo del codice. Nei giorni scorsi i difensori di Cisterna avevano depositato una memoria nella quale, tra l’altro, si chiedeva alla Procura della città dello Stretto di valutare i profili relativi alla competenza territoriale. Un atto che gli uffici reggini hanno valutato come “eccezione” in piena regola e sul quale hanno espresso un parere formale. Stabilendo che per Reggio la Procura è competente. Decisione sulla quale i legali di Cisterna hanno proposto appello in Cassazione, chiamata ora ad entrare nel merito tecnico della vicenda. In estrema sintesi si tratta di capire se su Cisterna debba procedere Reggio oppure Perugia. E tutto dipende dal luogo in cui sarebbe stato consumato il presunto reato.
Nel mese di giugno Cisterna aveva dichiarato di essere pronto a «farsi giudicare da chiunque, avendo la coscienza a posto» e pertanto non avrebbe sollevato un caso di competenza. Qualcosa evidentemente è cambiato, alla luce dei fatti che si sono registrati successivamente e dell’evolversi della situazione.
Al momento ci sono le parole di un collaboratore di giustizia che vanno riscontrate anche alla luce della sua credibilità complessiva (Lo Giudice sta parlando di moltissime cose e si è autoaccusato dei tre maggiori episodi relativi alla stagione delle intimidazioni ai magistrati reggini). C’è poi il capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi (detenuto per mafia) che accusa i vertici reggini di Squadra mobile e Ros di aver tentato di convincerlo a collaborare contro i magistrati accusati da Lo Giudice. A questo si è aggiunto il collaboratore Antonio Di Dieco che sostiene di aver ricevuto delle confidenze dallo stesso Lo Giudice e che dietro le accuse ai magistrati reggini vi sarebbe la regia del boss Pasquale Condello. Questi però lo ha già querelato per diffamazione. Ultimo atto in ordine di tempo, la notizia delle denunce (risalenti a diversi mesi fa) di Alberto Cisterna e del Procuratore generale di Ancona, Vincenzo Macrì, che hanno querelato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Michele Prestipino, perchè ad una cena li avrebbe accusati di aver favorito la ‘ndrangheta.

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