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POTENZA – La prima domanda a sorgere spontanea è questa: quando il consigliere Alessandro Galella dice di aver speso 500 euro per l’opera di “riqualificazione” dei muri della città intendeva dire che si tratta di un investimento privato, oppure di soldi pubblici? Perché andare mettere le mani su un palazzo privato spendendo soldi della collettività ci sembra un paradosso.

Diciamolo, “ripuliamo la città” è un gioco dal sapore elettorale. Vedere i consiglieri Galella, Vigilante e Morlino con i rulli in giro per la città ricorda più l’idea di “presidente operaio” di berlusconiana memoria che di un lavoro vero e proprio. Per fare queste cose servono esperti, impalcature, cose serie.

Invece ecco la macchia informe, colata, messa alla rinfusa sulle mura dello splendido palazzo di via Pretoria. E neanche i condomini sembrano gradire tanto, visto che la competenza sulla riqualificazione delle mura riguarda i privati che lo abitano. E così adesso qualche condomino pensa di chiedere il risarcimento danni. Perché le foto sono eloquenti: questo non è un intervento di riqualificazione, di pulizia, è un colpo di spugna fatto malissimo, anche sotto i portici del Gran Caffè, che ha fatto più danni che altro. In genere un lavoro così andrebbe fatto da esperti e non da tre imbianchini improvvisati, peraltro consiglieri comunali di maggioranza che non sembrano considerare che qualche tempo fa Singetta, da assessore all’Urbanistica, approvò le linee guida “per la scelta dei cromatismi urbani”. Ma è l’abc amministrativo: tutti i centri storici devono risultare “uniformi”.

Detto in maniera semplice: non si può andare con un secchio di vernice, seppur di colore simile, a ricoprire un quarto delle facciate di palazzi del centro storico, qualsiasi centro storico di qualsiasi città italiana. È roba da multe salatissime.

La seconda domanda riguarda Spina nel Fianco o l’associazione il Sentiero. Quella della “destra non conforme” della quale Vigilante è fiero membro: ci piacerebbe sapere come mai l’unico manifesto non rimosso dalla parete del palazzo è proprio quello di Spina nel Fianco, la stessa che ha tappezzato (il logo con il tridente ormai riconoscibilissimo ovunque) non solo di poster il borgo potentino, ma anche di scritte spray del tipo “Potenza è fascista”. A quanto pare i manifesti dell’associazione del consigliere sono da “preservare” perché a due passi c’è la “sede operativa”.

Eppure sulla stessa parete i manifesti di spettacoli ed opere teatrali sono stati rimossi: quelli erano abusivi e quello della “destra non conforme” no? E su facebook la foto collettiva con il manifesto addirittura coperto per non macchiarlo è paradossale, soprattutto perché basta scendere sotto nella stessa pagina per rendersi conto della “campagna” affissioni. La terza domanda la giriamo volentieri nuovamente al consigliere Galella in qualità di ex ultrà: i tag dei writers fanno male alla città, quelle invece che urlano (con spray) cose tipo: “materano coniglio” no?

v.panettieri@luedi.it

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