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L’editoriale
L’INTENSITA’ DI FRUIZIONE
DEL NOSTRO QUOTIDIANO di PARIDE LEPORACE Ieri, dalla conferenza stampa dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale, aspettavamo tradizionali notizie istituzionali e politiche. Avevamo completamente dimenticato che mesi fa il Consiglio aveva commissionato un’ indagine demoscopica a pagamento affidata al prestigioso istituto Swg di Trieste.Per accertare la qualità della propria attività di comunicazione il Consiglio ha anche approfondito come la popolazione maggiorenne lucana s’informa di quello che accade. Molto preziosa per il nostro lavoro è risultato il capitolo dedicato a: “L’informazione dei lucani: come, dove e perché”. Una buona notizia per chi lavora nel nostro complesso mondo l’accertamento che un cittadino su due (si tratta del 47 per cento della popolazione adulta) si informa tramite i quotidiani e le riviste. L’organizzazione gerarchica della carta stampata dimostra che anche nella società lucana la narrazione sulle proprie piattaforme digitali e con il prodotto diffuso in edicola ha un peso rilevante nel dibattito pubblico locale. E’ punto d’orgoglio importante straordinario per il nostro gruppo apprendere in questo quadro che il Quotidiano della Basilicata è il giornale più fruito (81%) della Regione distanziando di tre punti il competitor più antico e diffuso del nostro territorio. Sono consapevole che chi si loda s’imbroda ma il dato mi sembra importante. Il fatto che il committente della ricerca sia istituzionale e terzo impedisce retropensieri di sondaggio indirizzato a far emergere tesi preconcette, senza dimenticare che la ricerca è stata realizzata da uno dei più autorevoli istituti italiani che mai ha avuto commesse dal nostro gruppo editoriale. 
Sono consapevole che questo risultato è frutto di fotocopie, letture del giornale in bar e uffici, consultazioni del sito e diffusione dei nostri contenuti esclusivi sui social network sempre più centrali nella quotidianità lucana. Su questo ultimo versante segnalo che una nostra collega, nello scorso mese di dicembre, è stata indicata in un articolo specialistico di un esperto di new media, tra i dodici giornalisti che vanno seguiti per la loro capacità nelle tecnologie digitali.
Mi rivolgo, pertanto, a questo grande numero di lettori che hanno decretato questo successo dei miei colleghi tutti, nessuno escluso, fruendo dei nostri contenuti gratuitamente. Sono consapevole che la crisi economica morde i consumi e i redditi delle famiglie in modo drammatico, ma questo risultato è anche soprattutto figlio di un editore che lascia liberi i propri giornalisti nei temi e nei contenuti. Lo sforzo economico non è assolutamente adeguato al bilancio delle vendite in edicola e ai ricavi pubblicitari. A chi preferisce la nostra gerarchia di notizie, il modo di raccontarle e impaginarle, chiediamo uno sforzo per sostenerci in un cammino denso di ostacoli e incertezze. Ma c’è un altro discorso da affrontare e che riguarda tutto il sistema della carta stampata lucana, e non solo il nostro orto. Ne ha accennato l’altro giorno nella conferenza stampa di bilancio di inizio anno, il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza, sempre molto attento al mondo della comunicazione, e non solo per motivi politici di parte. Lacorazza è consapevole che le aziende editoriali della regione hanno grandi problemi di costi e gestione in questa delicata fase di transizione del nostro settore produttivo. La fruizione editoriale dei contenuti è cambiata e sempre più si modificherà. 
Ne è consapevole lo stesso presidente che già da tempo acquista la stampa locale direttamente sul tablet. E’ in arrivo una trasformazione che aggredirà tutta la filiera della stampa e che, inevitabilmente, rischia di far chiudere molte edicole e ridimensionerà molto la piccola catena di distribuzione locale. E’ un problema che è stato già segnalato dall’onorevole Burtone in una sua interrogazione attenta sulla Basilicata. Sul tema dello spopolamento evidenzio che un’edicola chiusa a Calvera o a Carbone nell’immediato futuro avrà le stesse conseguenze regressive della chiusura di un ufficio postale o di un distributore di carburante come tutti comprendiamo. La Basilicata per difendere la sua identità territoriale e culturale ha bisogno fattivamente di riconoscere l’informazione come bene comune evitando di rubricarlo a semplice oggetto di consumo. Il presidente Lacorazza nel suo breve intervento ha accennato a delle buone pratiche da prendere in considerazione. Dalla formazione all’aggiornamento professionale (necessario come non mai di questi tempi) che va sostenuto con progetti seri e rigorosi a piani di lettura per le generazioni studentesche da sostenere con i fondi comunitari (aggiungo io secondo la filosofia vincente tracciata dal ministro Barca che guarda ai criteri della coesione territoriale e delle opportunità) si può fare molto. Devo anche ricordare che in Basilicata era stata scritta una legge di sostegno all’editoria non assistenziale, portata ad esempio dalla Fnsi, che purtroppo è rimasta lettera morta e che andrebbe ripresa con determinazione e decisionismo politico. 
Sono consapevole che la strada è stretta, e che una politica “ancien” preferisce un sistema editoriale locale un po’ scalcinato. Ma una politica da buone pratiche sa che un cittadino informato e consapevole migliora il dibattito pubblico. Non vorrei buttarla in teoria. Mi sembra giusto riprendere dalla ricerca Swg che la televisione è il mezzo più utilizzato per avere informazioni in Basilicata, come accertano il 76 per cento dei cittadini intervistati. In questo ambito svetta il TG3 della Rai diretto da Oreste Lo Pomo che raggiungendo l’89 per cento di questa quota si conferma tra le testate regionali con gli ascolti più alti della Penisola. E non si tratta piu’ di monopolio considerato come oggi è cambiata l’offerta televisiva del digitale terrestre. In questo senso ha concorso senz’altro positivamente l’attività della sede Rai per la Basilicata che negli ultimi anni ha contribuito notevolmente a far accendere i riflettori sulla regione.
Nell’anno appena trascorso tante le iniziative sulle località lucane nelle cronache della tv pubblica nazionale che, facendo emergere le vocazioni e le peculiarità della Basilicata ne hanno senz’altro favorito la conoscenza al grande pubblico, cui si aggiungono naturalmente i servizi giornalistici televisivi e radiofonici sulle testate Rai in una buona politica da servizio pubblico.
E a proposito di radio è giusto anche sottolineare che la ricerca Swg segnala che il 21 per cento dei cittadini s’informa con questo strumento, tra cui si registra una percentuale molta alta di anziani over 64 anni superiori alla media. Proprio alle radio sempre Lacorazza l’altro giorno aveva dedicato parte della sua riflessione. In una regione con peculiarità antropiche particolari è molto alto il diffondersi delle notizie con il passaparola da contatto umano. Un aspetto antico sovrastato dal significativo dato di fruizione che hanno siti online e blog. 
Chi ha una scolarità alta sta sulla Rete e legge giornali. E’ questo il fruitore del prodotto editoriale del Quotidiano della Basilicata. A loro va il nostro ringraziamento per il fervore critico che attraverso i nuovi strumenti ci ha consegnato, impartendoci a volte ottimi esempi di giornalismo civico e sottolinenando errori e stonature. Abbiamo molto da fare tutti. Giornalisti, cittadini – lettori, istituzioni, forze sociali e politiche dobbiamo impegnarci nella crescita del sistema informazione lucano vitale e utile alla qualità della vita di noi tutti.

Ieri, dalla conferenza stampa dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale, aspettavamo tradizionali notizie istituzionali e politiche. Avevamo completamente dimenticato che mesi fa il Consiglio aveva commissionato un’ indagine demoscopica a pagamento affidata al prestigioso istituto Swg di Trieste.Per accertare la qualità della propria attività di comunicazione il Consiglio ha anche approfondito come la popolazione maggiorenne lucana s’informa di quello che accade. Molto preziosa per il nostro lavoro è risultato il capitolo dedicato a: “L’informazione dei lucani: come, dove e perché”. Una buona notizia per chi lavora nel nostro complesso mondo l’accertamento che un cittadino su due (si tratta del 47 per cento della popolazione adulta) si informa tramite i quotidiani e le riviste. L’organizzazione gerarchica della carta stampata dimostra che anche nella società lucana la narrazione sulle proprie piattaforme digitali e con il prodotto diffuso in edicola ha un peso rilevante nel dibattito pubblico locale. E’ punto d’orgoglio importante straordinario per il nostro gruppo apprendere in questo quadro che il Quotidiano della Basilicata è il giornale più fruito (81%) della Regione distanziando di tre punti il competitor più antico e diffuso del nostro territorio. Sono consapevole che chi si loda s’imbroda ma il dato mi sembra importante. Il fatto che il committente della ricerca sia istituzionale e terzo impedisce retropensieri di sondaggio indirizzato a far emergere tesi preconcette, senza dimenticare che la ricerca è stata realizzata da uno dei più autorevoli istituti italiani che mai ha avuto commesse dal nostro gruppo editoriale. Sono consapevole che questo risultato è frutto di fotocopie, letture del giornale in bar e uffici, consultazioni del sito e diffusione dei nostri contenuti esclusivi sui social network sempre più centrali nella quotidianità lucana. Su questo ultimo versante segnalo che una nostra collega, nello scorso mese di dicembre, è stata indicata in un articolo specialistico di un esperto di new media, tra i dodici giornalisti che vanno seguiti per la loro capacità nelle tecnologie digitali.Mi rivolgo, pertanto, a questo grande numero di lettori che hanno decretato questo successo dei miei colleghi tutti, nessuno escluso, fruendo dei nostri contenuti gratuitamente. Sono consapevole che la crisi economica morde i consumi e i redditi delle famiglie in modo drammatico, ma questo risultato è anche soprattutto figlio di un editore che lascia liberi i propri giornalisti nei temi e nei contenuti. Lo sforzo economico non è assolutamente adeguato al bilancio delle vendite in edicola e ai ricavi pubblicitari. A chi preferisce la nostra gerarchia di notizie, il modo di raccontarle e impaginarle, chiediamo uno sforzo per sostenerci in un cammino denso di ostacoli e incertezze. Ma c’è un altro discorso da affrontare e che riguarda tutto il sistema della carta stampata lucana, e non solo il nostro orto. Ne ha accennato l’altro giorno nella conferenza stampa di bilancio di inizio anno, il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza, sempre molto attento al mondo della comunicazione, e non solo per motivi politici di parte. Lacorazza è consapevole che le aziende editoriali della regione hanno grandi problemi di costi e gestione in questa delicata fase di transizione del nostro settore produttivo. La fruizione editoriale dei contenuti è cambiata e sempre più si modificherà. Ne è consapevole lo stesso presidente che già da tempo acquista la stampa locale direttamente sul tablet. E’ in arrivo una trasformazione che aggredirà tutta la filiera della stampa e che, inevitabilmente, rischia di far chiudere molte edicole e ridimensionerà molto la piccola catena di distribuzione locale. E’ un problema che è stato già segnalato dall’onorevole Burtone in una sua interrogazione attenta sulla Basilicata. Sul tema dello spopolamento evidenzio che un’edicola chiusa a Calvera o a Carbone nell’immediato futuro avrà le stesse conseguenze regressive della chiusura di un ufficio postale o di un distributore di carburante come tutti comprendiamo. La Basilicata per difendere la sua identità territoriale e culturale ha bisogno fattivamente di riconoscere l’informazione come bene comune evitando di rubricarlo a semplice oggetto di consumo. Il presidente Lacorazza nel suo breve intervento ha accennato a delle buone pratiche da prendere in considerazione. Dalla formazione all’aggiornamento professionale (necessario come non mai di questi tempi) che va sostenuto con progetti seri e rigorosi a piani di lettura per le generazioni studentesche da sostenere con i fondi comunitari (aggiungo io secondo la filosofia vincente tracciata dal ministro Barca che guarda ai criteri della coesione territoriale e delle opportunità) si può fare molto. Devo anche ricordare che in Basilicata era stata scritta una legge di sostegno all’editoria non assistenziale, portata ad esempio dalla Fnsi, che purtroppo è rimasta lettera morta e che andrebbe ripresa con determinazione e decisionismo politico. Sono consapevole che la strada è stretta, e che una politica “ancien” preferisce un sistema editoriale locale un po’ scalcinato. Ma una politica da buone pratiche sa che un cittadino informato e consapevole migliora il dibattito pubblico. Non vorrei buttarla in teoria. Mi sembra giusto riprendere dalla ricerca Swg che la televisione è il mezzo più utilizzato per avere informazioni in Basilicata, come accertano il 76 per cento dei cittadini intervistati. In questo ambito svetta il TG3 della Rai diretto da Oreste Lo Pomo che raggiungendo l’89 per cento di questa quota si conferma tra le testate regionali con gli ascolti più alti della Penisola. E non si tratta piu’ di monopolio considerato come oggi è cambiata l’offerta televisiva del digitale terrestre. In questo senso ha concorso senz’altro positivamente l’attività della sede Rai per la Basilicata che negli ultimi anni ha contribuito notevolmente a far accendere i riflettori sulla regione.Nell’anno appena trascorso tante le iniziative sulle località lucane nelle cronache della tv pubblica nazionale che, facendo emergere le vocazioni e le peculiarità della Basilicata ne hanno senz’altro favorito la conoscenza al grande pubblico, cui si aggiungono naturalmente i servizi giornalistici televisivi e radiofonici sulle testate Rai in una buona politica da servizio pubblico.E a proposito di radio è giusto anche sottolineare che la ricerca Swg segnala che il 21 per cento dei cittadini s’informa con questo strumento, tra cui si registra una percentuale molta alta di anziani over 64 anni superiori alla media. Proprio alle radio sempre Lacorazza l’altro giorno aveva dedicato parte della sua riflessione. In una regione con peculiarità antropiche particolari è molto alto il diffondersi delle notizie con il passaparola da contatto umano. Un aspetto antico sovrastato dal significativo dato di fruizione che hanno siti online e blog. Chi ha una scolarità alta sta sulla Rete e legge giornali. E’ questo il fruitore del prodotto editoriale del Quotidiano della Basilicata. A loro va il nostro ringraziamento per il fervore critico che attraverso i nuovi strumenti ci ha consegnato, impartendoci a volte ottimi esempi di giornalismo civico e sottolinenando errori e stonature. Abbiamo molto da fare tutti. Giornalisti, cittadini – lettori, istituzioni, forze sociali e politiche dobbiamo impegnarci nella crescita del sistema informazione lucano vitale e utile alla qualità della vita di noi tutti.

 

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