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Vorrei provare a trarre le conclusioni in termini di ricadute territoriali, dal ricco Consiglio Comunale aperto tenutosi sabato scorso, ad un anno esatto dalla designazione di Matera a Capitale europea della cultura per il 2019.
Nell’affollata sala del Teatro Duni, c’era grande attesa da parte dei cittadini materani (tra cui anche giovanissimi scolari), e rappresentanti (sindaci) delle comunità murgiane e lucane: tutti chiedevano di capire quale forma di sviluppo e coinvolgimento su area vasta avrebbe portato il processo di valorizzazione territoriale che nei prossimi anni farà capo alla città dei Sassi; lo stesso sindaco De Ruggeri, con la sua solita passione, ha cercato di delineare tale processo.
A fronte di queste richieste, in chiusura dell’assise, all’interno di un ampio e circostanziato intervento, è venuta una perentoria affermazione, da parte del Presidente della Giunta Regionale, di una serie di decisioni, sostanzialmente già prese alla luce di una conclamata concretezza finanziaria, rispetto alle quali qualsiasi apporto e – oppure – distinguo, qualsiasi “sassolino” fuori posto, non poteva che essere allontanato, o schiacciato.
Le decisioni riguardano soprattutto il miglioramento dei “collegamenti” della città di Matera con i territori circostanti, che si sintetizzano, per il ferro (a scartamento ridotto) nel raddoppio della linea Fal per Bari; per la gomma, oltre all’ormai mitico completamento della “Bradanica”, nel miglioramento (si spera a doppia carreggiata) del collegamento stradale Ferrandina – Matera – Gioia del Colle (Murgia-Pollino), nel quale il sindaco De Ruggieri, vede un’auspicabile apertura di Matera verso il ricco comprensorio turistico della Valle d’Itria (ritorno alla Terra d’Otranto).
Per il resto, del potenziamento della ferrovia basentana, della sua diramazione da Ferrandina in direzione di Matera/corridoio adriatico, in grado di completare ed irrobustire la spina dorsale ferrata della Basilicata, nulla di certo, ogni decisione è rinviata ad un imprecisato futuro: sassolini, appunto.
In buona sostanza, come ben ha sottolineato Rossano Cervellera sulle colonne del Quotidiano, non si ritiene né utile nè opportuno utilizzare l’occasione di Matera-Basilicata2019 per avviare, a circa 50 anni dallo Schema di Assetto Territoriale del Crpeb/Basilicata (rimasto peraltro incompleto), una verifica della rete infrastrutturale necessaria per definire la “spina dorsale” della Basilicata futura: una regione che sta vistosamente desertificandosi proprio per l’inaccessibilità di gran parte dei suoi territori interni.
Al netto delle possibili aggregazioni/disgregazioni macroregionali.
Ed invece, come osserva giustamente Cervellera, le aspettative sul 2019 sono enormi: serve un Piano Strategico e di riqualificazione urbanistica per Matera, e serve un Piano di organizzazione territoriale per i territori pugliesi e lucani di prossimità alla città; quest’ultimo serve sopratutto alla Regione Basilicata, per definire compiutamente un disegno di valorizzazione delle sue isolate e sfilacciate identità territoriali.
Tralascio il primo, sul quale mi riservo di ritornare in altra occasione; sul secondo va detto che una bozza di quel Piano esiste, e si identifica nel “Documento Preliminare al Piano Strutturale Provinciale”, elaborato dalle Giunte Provinciali Nigro e Stella, e nelle disponibilità della Provincia di Matera dal giugno 2011.
Documento che affronta proprio il tema dell’organizzazione delle identità del territorio provinciale, del loro rapporto con il capoluogo Matera, e del rapporto di quest’ultimo con i territorio pugliesi limitrofi (dall’Area Metropolitana di Bari, all’Area Murgiana, al comprensorio delle Gravine e della Valle d’Itria, ecc.).
Sarebbe sufficiente soffiare un po’ di polvere da quegli studi e planimetrie, per avere disponibile una base di documentazione, discussione e confronto, disegnata sul territorio, sul tema (ma non solo) della rete infrastrutturale necessaria per dare coesione, accessibilità e relazioni territoriali al comprensorio di prossimità di MT/Basilicata/2019.
E questo sopratutto sul versante lucano, quello paradossalmente più penalizzato dalle posizioni ufficiali fin qui emerse (e ribadite l’altro ieri in Consiglio Comunale); che in buona sostanza, nella misura in cui spingono la città dei Sassi nell’orbita pugliese, l’allontanano simmetricamente ed ineluttabilmente dalla sua appartenenza lucana; e questo proprio quando la Basilicata, con e attraverso Matera, può cogliere una insperata opportunità di visibilità ed attrattività internazionale.La differenza tra collegamenti ed infrastrutture è questa; e non è un sassolino, ma un macigno enorme, in bilico sul futuro della Regione Basilicata: un macigno che va con pazienza, coesione ed unità d’intenti stabilizzato, sbozzato e trasformato in “pietra angolare”.

*Architetto materano

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