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REGGIO CALABRIA – Il pentito di ‘ndrangheta Nino Lo Giudice ritratta tutto. E il mistero si infittisce ancora di più. L’uomo, considerato esponente di spicco delle cosche reggine (LEGGI IL SUO PROFILO) è scomparso mercoledì mentre si trovava nella località protetta in cui stava scontando agli arresti domiciliari la condanna a 6 anni e 4 mesi comminatagli per gli attentati alla Procura generale di Reggio ed alla casa del pg Di Landro di cui si era autoaccusato e dai quali ora si dice estraneo. Il suo messaggio è stato consegnato all’avvocato Francesco Calabrese che difende il boss Pasquale Condello. La missiva è stata portata dal figlio di Lo Giudice nell’aula del Tribunale di Reggio Calabria in cui è in corso il processo Meta. 

LEGGI IL DOCUMENTO INTEGRALE INVIATO DA LO GIUDICE

Nel testo, accompagnato da un video nel si vede Lo Giudice che parla (GUARDA IL FILMATO), Nino afferma di voler ritrattare tutte le accuse perchè frutto, avrebbe asserito, «di pressioni di alcuni magistrati della Dda». Lo Giudice esclude di essere o di conoscere il regista degli attentati del 2010 alla Procura generale ed alla casa del pg Di Landro di cui si era accusato. «Mio fratello Luciano – scrive nella lettera – ha resistito a quelle pressioni, mentre io non ci sono riuscito». 

L’avvocato Francesco Calabrese, nel processo Meta, difende il boss Pasquale Condello, arrestato nel 2008 dopo una latitanza protrattasi per 18 anni. La lettera è contenuta in un plico in cui si trovava anche una pen drive con immagini di Lo Giudice mentre legge la missiva. La missiva è stata spedita da una località del centro Italia. Dopo che si è appreso della lettera di Lo Giudice nell’aula bunker del Tribunale sono arrivati i Procuratori della Repubblica aggiunti Michele Prestipino ed Ottavio Sferlazza, che hanno preso visione della missiva ed avvertito il Procuratore della Repubblica, Federico Cafiero De Raho. Lo giudice nella missiva ha anche chiesto di non essere cercato, «tanto – scrive – non mi troverete mai». 

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