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RIACE (REGGIO CALABRIA) – Una storia a tinte molto fosche quella che circonda il tragico fatto di sangue di Riace nel quale ha perso la vita il 31enne Ernesto Ienco, nella notte del 25 ottobre scorso. Una storia nella quale il delitto è solo il triste epilogo. In molti sapevano del rapporto extraconiugale della 28enne Sabrina Marziano, moglie della vittima. Tutti avevano notato qualcosa del rapporto tra la donna e il 21enne Agostino Micelotta, il giovane che abitava nello stesso paese dell’amante che tradiva il marito.

Una tragedia annunciata, forse (LEGGI LA NOTIZIA DELL’OMICIDIO). Programmata senza dubbio, a sentire le accuse. Si rileva questo e altro dalle 66 pagine di ordinanza, emessa ieri dal Gip di Locri, a conclusione dell’interrogatorio di garanzia. Nel provvedimento si riassumono i momenti del delitto e si ricostruisce per sommi capi la storia amorosa dei due amanti diabolici di Riace.

LEGGI LA NOTIZIA DELL’ARRESTO

Emergono i particolari dell’omicidio e molti dettagli di un rapporto spericolato: si parte dal fatto delittuoso. È avvenuto nel pieno della notte, proprio nell’abitazione coniugale. Ernesto Ienco si era appena ritirato da una festa nuziale. La moglie era rimasta a casa, da sola. Ma proprio da dentro casa partono i quattro colpi di fucile, caricato a pallettoni calibro 12, in direzione di Ienco. È verosimile, si legge nell’ordinanza, che all’interno dell’abitazione ci fosse Agostino Micelotta, colui che viene indicato come l’uomo che ha azionato l’arma. La donna dice di avere sentito due colpi soltanto mentre lei stava dormendo nel letto. E Micelotta, nel corso degli interrogatori seguiti al delitto, rende dichiarazioni che non trovano conferma nelle persone che lo stesso dice fossero insieme a lui a quell’ora. Qualcuno lo vede, però, scendere dalla strada che porta al luogo dove è successo l’omicidio, in prossimità di esso. Cammina a piedi e non guarda nemmeno in faccia i suoi amici che si trovano sulla piazza. Nemmeno li saluta. Si dirige verso casa.

Poi c’è il ruolo di Sabrina Marziano, la vedova. La prima cosa che dice di avere fatto, dopo avere sentito gli spari, è quella di avere chiamato l’utenza della madre per chiedere del padre e dire di andare subito da lei. Il genitore parte da Guardavalle in direzione di contrada Iannino, preleva la figlia, dopo essersi reso conto di quanto era successo, e via di corsa all’ospedale di Soverato per un malore accusato dalla stessa, abbandonando il luogo del delitto ancor prima di avvisare i Carabinieri, cosa che fa il padre, solo quando gli stessi, a bordo dell’auto del genitore si trovano tra Monasterace e Guardavalle. La figlia non avrebbe parlato nemmeno con il padre del preciso momento dell’uccisione del marito, stando a quanto trapela dalle dichiarazioni rese agli investigatori. Ai quali, Sabrina Marziano, nei vari interrogatori e non solo, tenta in ogni modo di discreditare in tutti i modi la personalità del marito per indirizzare le investigazioni verso altri moventi. Tira in ballo frequentazioni della vittima con personaggi che sarebbero in odor di ‘ndrangheta, cita particolari circa il possesso di armi da parte dello stesso marito e l’uso di spacciare stupefacenti. E molte volte le dichiarazioni della donna non si discostano da quelle rese dal 21enne suo amante. Anche su situazioni assai spinte circa il loro rapporto con lo stesso Ernesto Ienco, che lo avrebbe fatto conoscere egli stesso alla moglie, anni prima. Sabrina, agendo così, nei giorni successivi al delitto ha dimostrato ai Carabinieri e al magistrato “un atteggiamento falsamente collaborativo”. I Carabinieri, quando arrivano sul luogo del delitto, e cioè circa un’ora dopo, trovano sicuramente la scena ripulita. Ma per la fretta, chi ha sparato e chi c’era dentro la casa non si è accorto che qualcosa era rimasto delle cartucce sparate, posizionate sotto i mobiletti dell’ingresso. E vicino al corpo di Ernesto Ienco, dilaniato al cranio da diversi colpi inferti con un oggetto contundente e tagliente, c’era ancora la bomboniera regalo del matrimonio al quale aveva partecipato con un suo amico del luogo. Lo stesso amico al quale Agostino Micelotta, il giorno prima del fatto, si premura di chiedere l’ora di partenza e l’ora del rientro.

Ma c’è di più in tutta questa storia. Ci sono i messaggini whatsapp tra Sabrina Marziano e Agostino Micelotta, che confermano la loro passione amorosa, il desiderio di farsi una vita insieme, senza impiccio alcuno. Sono i messaggi che gli investigatori sono riusciti a decodificare. Ma non quelli del giorno precedente il delitto, che entrambi avevano “pulito”. I due, secondo quanto si legge sulle carte, «da circa un mese prima avevano premeditato l’omicidio». E ancora, circa una settimana prima, dai soliti messaggini, spunta la frase più agghiacciante: «On viju l’ura u pulizzamu amò» e «domenica speriamo».

Dopo quel 25 ottobre sono turbati in tanti per quello che è successo. I genitori di Micelotta pensano di mandare il figlio al Nord Italia per farlo uscire dalla situazione in cui si era cacciato. La madre del 21enne, nella macchina con il marito esclama: «Il ragazzo mio me l’ha rovinato questa femmina». Sabrina Marziano e Agostino Micelotta «stavano insieme la sera dell’omicidio» e lo confermerebbe una intercettazione ai genitori del giovane amante.

«L’accelerazione del proposito criminoso può essere dipesa dalla scoperta di una gravidanza della Marziano, a cui loro stessi accennano nei messaggi whatsapp» – si legge ancora nell’ordinanza di arresto dei presunti autori del delitto di Ernesto Ienco. Lo volevano chiamare “Junior”. Ma è nata una storia losca, di sesso, violenza e morte.

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