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Una città come Matera che vuole far emergere e sottolineare la propria inclinazione turistica non può chiudersi in alcun modo. Tutto ciò che anche solo apparentemente può dare una sensazione di chiusura non è da considerarsi utile per la crescita che si vuole avere. E’ questo, probabilmente, il punto di partenza di un ragionamento che va fatto sulla movida cittadina, un’esigenza reale che però non può nemmeno essere raggiunta a qualsiasi costo.

Di solito e su questi argomenti il buon senso e il civismo dovrebbero essere elementari norme di rispetto pubblico che, se applicate universalmente, non renderebbero necessarie ordinanze, riunioni ed interventi proibizionistici che dir si voglia.

E’ naturale del resto che proprio sulla movida, sulla presenza di giovani, sulla volontà di stare insieme si fondi anche la presenza sempre più numerosa di attività commerciali nel centro storico e nei rioni Sassi. Su questo si conta e su questo si spera anche perché quelle attività sono anche un possibile elemento di sviluppo e di ricchezza complessiva per la città.

Non c’è da sorprendersi dunque se determinate scelte non vengano comprese, capite e soprattutto metabolizzate.

 In realtà però un occhio attento si trova a capire, a vedere cosa succede.

Non è difficile notare, o aver notato in passato, file di  bottiglie all’esterno di locali commerciali ed in bella mostra come non è difficile ricordare che spesso bicchieri, bottiglie e quant’altro viene lasciato sulle strade, nei vicoli di una città e del suo centro cittadino.

Un danno d’immagine pericoloso, oggettivo per chi lo vive soprattutto venendo da  molto lontano.

Così come è facile ritrovarsi con delle macchine che viaggiano con uno stereo al massimo che riesce ad infrangere ogni barriera e superare ogni decibel stabilito.

Nella maggior parte dei casi non serve nulla se non l’educazione e il buon senso.

Questo purtroppo non è da tutti, ma con un’attenzione diversa per le piccole cose da parte di ognuno si riesce probabilmente a bypassare questo tipo di difficoltà e di eventualità. Piccole cose, facili a dirsi ma molto meno a farsi.

E’ un percorso anche questo che deve portare ad una rivoluzione culturale che non deve necessariamente partire dalle pubbliche amministrazioni.

Ed allora è probabilmente opportuno che si faccia ognuno la propria parte. Si diano esempi diversi, si abbiano comportamenti diversi e si cerchi in ogni maniera di evitare episodi che possano “abbruttire” la città e costituire un pericolo per chi la vive che siano materani o turisti.

Una crescita che, naturalmente, deve avere come punto di partenza una visione ampia e senza pregiudizi della pubblica amministrazione ma che, sicuramente, non può fermarsi alle scelte del Comune o della Prefettura ma rientra più probabilmente nelle scelte dei singoli.

Nel loro modo di vivere e di crescere come società, come unicum.

Solo così anche la movida diventerà, come deve essere, facilmente compatibile con il rispetto della città e del suo patrimonio.

p.quarto@luedi.it

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