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E’ SBAGLIATO utilizzare la parola gioco quando si parla di azzardo. E i membri dell’associazione “Famiglie fuori gioco” lo sanno bene. Perchè quel gioco, alla lunga, diventa un incubo, si trasforma in una morsa che distrugge tutto quello che sta attorno. Distrugge rapporti, affetti, cancella figli e matrimoni. Qualche volta anche vite.
«E quando ci stai dentro – spiega Michele Cusato – non te ne rendi conto. E’ quando prendi consapevolezza che hai un problema che realizzi tutto quanto attorno a te è andato perso».
Michele ora è un’altra persona. Quattro anni fa fuggì via dalla sua casa e dalla sua città facendo perdere le sue tracce per diversi giorni. Scappò dai debiti che lo stavano facendo annegare e dal dolore che stava provocando ai suoi familiari. «Lo posso raccontare ora – dice – perchè sono orgoglioso del percorso fatto in questi anni. Da quando ho preso consapevolezza della mia dipendenza sono cambiate tante cose. Ma io posso dire, anche grazie all’appoggio dei miei figli, che sono riuscito a riprendere in mano la mia vita».
Michele è oggi il presidente di “Famiglie fuori gioco”, una giovane associazione che si occupa proprio di questo specifico tipo di dipendenza. Perchè quella dal gioco d’azzardo è oggi davvero una dipendenza come quella dall’alcol o dagli stupefacenti. E non se ne esce fuori se non seguendo un percorso di disintossicazione a tutti gli effetti. E in questo percorso il malato deve poter aver accanto il sostegno e l’affetto della sua famiglia.
«Senza quello è impossibile affrontare tutto. Perchè è vero che deve cambiare la vita di chi ha un problema, ma contemporaneamente è anche la mentalità di chi gli sta attorno che si deve modificare».
E dovrebbe cambiare, contemporaneamente, anche la nostra società. Soprattutto quando ci racconta che con un biglietto “Gratta e vinci” puoi cambiare la tua vita da un momento all’altro. «E’ uno Stato contraddittorio per questa questione così come per le sigarette. Si mette un avviso sul pacchetto e ci si lava così la coscienza. Nel caso del gioco d’azzardo si dice che “è vietato ai minori e può creare dipendenza patologica”, ma poi si fa di tutto per incrementarne la vendita».
Uno Stato che da una parte ammonisce e dall’altra intasca i proventi. E come aspettarsi allora una politica concreta di lotta alle ludopatie?
Così i casi aumentano. Soprattutto in questi periodi di crisi, quando si spera di superare tutti i problemi con una bella vincita. «E per avere i soldi per giocare si fa di tutto, spendendo tutto il proprio stipendio e poi rivolgendosi alle finanziarie. Che continuano sempre a darti soldi, anche quando hai già diversi conti aperti. Ed è così che si sprofonda».
Chi si rivolge all’associazione Famiglie fuori gioco, al Sert o ad altre realtà come Insieme onlus, di solito ha dietro si sè una pesante situazione debitoria, anche più di 100.000 euro. C’è chi ha la casa ipotecata e chi ha perso davvero tutto.
«Per questo per diverso tempo – spiega Michele Cusato – abbiamo collaborato con l’associazione Interesse uomo, che mette a disposizione dei fondi contro l’usura. Perchè l’associazione offre anche un tutoraggio economico, per cercare di salvare il salvabile. Nel mio caso, per esempio, abbiamo visto che oltre al quinto dello stipendio le finanziarie non potevano toccare. E così alcune sono rimaste senza nulla. E io ho cambiato completamente vita. Purtroppo il mio matrimonio non ha retto, ma ho salvato il rapporto con i figli. E del resto posso fare a meno. non ho neanche più la macchina. Ora che sono libero dalla mia dipendenza mi basta davvero poco».

UNA LEGGE REGIONALE RIMASTA LETTERA MORTA

LA Basilicata è all’avanguardia: è tra le poche regioni italiane ad avere una legge contro la dipendenza dal gioco d’azzardo patologico. E’ una legge importante, salutata positivamente dalle associazioni, perchè «riconosce dignità all’individuo, riconosce la famiglia come parte attiva nel processo di rinascita, stabilisce la sensibilizzazione della comunità, introducendo anche delle ammende nei confronti di case gioco o sale bingo che non sono dotate di spazi informativi sui rischi connessi al gioco».
Ma questo sembra il, Paese del “fatta la legge trovato l’inganno”. Perchè dopo tanto lavorare per avere la legge, ora si aspetta che questa venga fatta rispettare. «Se i Comuni non esercitano la funzione di controllo – dice Cusato – sarà difficile inculcare la giusta cultura del rispetto delle regole. Penso anche all’Osservatorio le cui porte spero verranno aperte il prima possibile, per programmare attività, irrobustire la rete sul territorio e rafforzarne la capacità d’impatto positivo sulla comunità. E la nostra prima proposta sarà quella di un corso di formazione destinato a tutti gli attori coinvolti». Insomma, non lasciamo che una bella legge si trasformi in carta straccia. A pagarne il prezzo sarebbero in troppi.

a.giacummo@luedi.it

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