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ALCUNE notti sembrano non volere finire e rimangono sospese fra il cielo ed i lampioni di ferro battuto incuranti delle preghiere di chi spera e dei tormenti di chi non riesce a dormire. Alcune notti sono inchiostro coagulato lasciato cadere sulla quiete delle cose. In un’atmosfera siffatta i ricordi si liberano dalla zavorra delle regole e le anime,finalmente alleggerite, entrano in possesso di segreti antichi. 

Non lontano da questi pensieri un uomo è immerso nel suo cappotto ocra. Qualcosa di attraente lo ha distolto dal mondo e l’unico segno di vitalità si palesa in un impercettibile dondolare dei piedi ma solo il gatto della piazza sembra accorgersene. Dopo avere vagato per anni nell’oscurità, l’uomo con il cappotto ocra si è arreso alla dolcezza dell’alba,il frangente velato d’argento nel quale esplode la bellezza del risveglio e gli atomi dell’universo riprendono il loro posto nella materia. Adesso l’uomo con il cappotto ocra cerca l’aurora in tutto quello che incontra,nel fiore che si accende, lungo i fiumi che accolgono la pioggia ,perfino fra i cassonetti della spazzatura. Si nutre di tutto,anche del respiro dei volti che incrocia. Imparando a vedere ha compreso le emozioni che si celano dietro i gesti rimanendo affascinato dal conforto che precede la carezza,dal soffio che accompagna la voce, dalla delicatezza racchiusa in un bacio. 

L’uomo con il cappotto ocra cammina lentamente mentre dall’altra parte delle finestre i saponi da barba vengono montati in nuvole di menta. Si ferma,giusto il tempo di afferrare la pipa e riempirla di un tabacco misterioso. Dopo averla accesa il profumo tradisce un lieve aroma di liquirizia. Riprende a camminare alternando le boccate ai passi. Poi si ferma di nuovo e guarda il cielo con gratitudine. Non importa quanto può durare una notte. Vale sempre la pena attendere un ‘alba.  

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