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POTENZA – Hanno passato la prima notte davanti ai cancelli di una fabbrica ormai sigillata. Qualche tavolo, cibo per tutti, un fuoco da campo. La protesta dei lavoratori della Sider è ad oltranza. Continueranno a dormire lì e a darsi i turni così come stanno facendo già da due giorni. È lo spazio migliore per poter discutere del futuro dell’azienda perché il primo pericolo è dietro l’angolo e si chiama libero mercato.

Ci sono commesse da rispettare, un’intera catena di produzione che da qui al porto di Salerno è in attesa di ricevere quanto si produce a Potenza. E fra un po’ la concorrenza sarà spietata, cancellando l’ultimo bagliore della vecchia industria pesante del capoluogo. In più i lavoratori sono tutti in regime di contratto di solidarietà e finite le ferie bisognerà trovare degli ammortizzatori sociali.

«FATECI LAVORARE» – Ieri mattina una parte degli operai della Sider si è riunita davanti al tribunale di Potenza, con loro anche l’ex metalmeccanico in quota Sel Barozzino. Hanno atteso che il rappresentate legale della Pittini ritirasse in cancelleria la documentazione giudiziaria. Ricordiamo che in questo momento risultano indagati Marco Minnini, responsabile dello stabilimento potentino e Federico Pittini, rappresentante legale della proprietà perché secondo il gip di Potenza Amerigo Palma sono state superate le soglie di diossine e furani «in prossimità delle aperture del capannone poste sopra l’area di colata».

«Dunque – dicono gli operai – si potrebbe dissequestrare una parte dello stabilimento, permettere di continuare la produzione. Ci sono troppe commesse che rischiamo di perdere e questa cosa non sarà recuperabile, perché ci sono parecchie aziende tedesche pronte a tagliarci fuori dal mercato».

Il problema sono le prescrizioni che la procura ha imposto: non si conoscono ancora oggi i tempi di realizzazione delle «porte mobili» che dovrebbero fermare le emissioni. Oltretutto il tempo stringe, perché prima di iniziare i lavori «c’è da fare i sopralluoghi necessari per capire in che modo si potrà agire sulla struttura». I tempi, quindi, non sono brevi, e i circa 300 lavoratori rischiano il loro posto nonostante la spesa sul miglioramento della Sider è tutto sommato ridotto e facilmente applicabile.

UNA BATTAGLIA DELLA CITTÀ – «Basta divisioni e contrapposizioni, qui non ci sono operai e dall’altra parte la città. Questa dovrebbe essere una battaglia di tutti» urlano i lavoratori. «Questa 40 anni fa era una zona industriale, poi si è cominciato a costruire intorno. La colpa non è nostra se ci si ammala, ma di quella politica che per decenni ha permesso che si costruisse lì davanti in barba a tutto. Doveva restare una zona industriale e invece è stata circondata da aree residenziali. È una vergogna. Cancro? Grazie a Dio in fabbrica non abbiamo mai registrato casi di questo tipo. Quello che bisogna capire è che siamo i primi a tenere alla salute, visto che lì dentro ci lavoriamo ogni giorno».

IL SINDACO AI CANCELLI – Ieri mattina Dario de Luca ha fatto visita agli operai, assieme l’assessore all’Ambiente Pasquale Pepe e l’assessore alla Politiche comunitarie Annalisa Percoco. «Ribadisco la piena fiducia nell’operato della magistratura, – ha detto De Luca – così come auspico che si possa giungere rapidamente alla soluzione della vicenda per quanto attiene agli aspetti occupazionali, garantendo alle migliaia di nostri concittadini, considerando le famiglie dei lavoratori dell’impianto e dell’indotto, del capoluogo e del suo hinterland, che traggono sostentamento da questa importante realtà produttiva, di riprendere la propria attività». Ma a fare visita ai lavoratori sono stati il sindaco di Melfi Livio Valvano e il capogruppo in consiglio del Pd Giampiero Iudicello e il consigliere regionale Giannino Romaniello.

LE PROSSIME MOSSE – Entro martedì dovrebbe esserci la riunione in prefettura tra gruppo Pittini, Regione, rappresentanze sindacali dei lavoratori e Comune. A loro spetterà trovare un accordo per riprendere il prima possibile anche parte della produzione. Ma fino ad allora si resterà ai cancelli, in attesa di risposte.

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