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Un anno di carcere, il pagamento delle spese processuali ed anche il risarcimento di cinquemila euro alla parte offesa fissato già in sede penale. E’ la sentenza emessa dal Tribunale di Cosenza, dal giudice Giusy Ferrucci, che ha aderito integralmente alle tesi processuali degli avvocati Sandro e Claudia Castro, difensori di una donna, vittima di violenza da parte del proprio marito. Una sentenza rara proprio per il risarcimento a causa del danno morale ed esistenziale provocato alla vittima del reato e spesso per arrivare a questo ci vogliono molti anni.
I fatti si sono consumati fino al 2008 a Luzzi dove abita la coppia. A.N. 35 anni, coniugata con C.C. 41enne, denuncia alle forze dell’ordine di subire dal giorno del matrimonio gli atteggiamenti violenti dell’uomo. Anche alla presenza dei figli piccoli. All’esito delle indagini, il pm del Tribunale di Cosenza rinviò a giudizio l’uomo per rispondere dei reati di lesioni personali e di maltrattamenti in famiglia. Durante l’istruttoria dibattimentale la signora raccontò del difficile rapporto con il marito con continui litigi, urla e ingiurie che il proprio compagno le rivolgeva senza motivo, anche a causa del suo stato di ubriachezza abituale. La 35enne raccontò anche un episodio avvenuto nel giugno del 2008, allorquando il marito l’aveva aggredita fisicamente con schiaffi e le aveva lanciato una sedia, offendendola e strappandole i capelli. Tutto confermato dai suoi familiari, che raccontarono anche di continue violenze psicologiche sulla donna. In particolar modo, la madre di A.N. riferì che, in diverse occasioni e dopo i litigi più violenti, la giovane sposa si aveva dovuto “riparare” lontano dalla casa coniugale, per poi farvi ritorno per amore dei figli e nella speranza che la situazione si rasserenasse, e che ella non aveva sporto denuncia, fino a quel momento, per cercare di nascondere ai propri familiari gli aspetti più umilianti della sua relazione con il marito. In sede dibattimentale i difensori della vittima, gli avvocati Sandro e Claudia Castro, attraverso un’articolata discussione, hanno sottolineato che nel corso del processo è stata raggiunta la prova della commissione non solo del reato di lesioni, ma anche di quello di maltrattamenti in famiglia, essendo stato il comportamento di C.C. reiterato nel tempo, con la conseguente necessità di risarcire celermente il danno alla vittima, anche in considerazione del suo stato di indigenza.

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