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«Si sta lavorando alla composizione dell’organo di controllo» ha dichiarato il prefetto Varratta, ma la decisione è del ministro a seguito delle inchieste giudiziarie in corso che fanno emergere possibili intrecci tra mafia e politica.
Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri (in foto) ha dato il suo placet all’accesso degli atti e ha chiesto al prefetto di relazionare sul caso Reggio, dopo le interrogazioni parlamentari, firmate da senatori e deputati di diversi colori politici. La commissione sarà costituita da tre o cinque funzionari dello Stato che, a loro volta, si potranno avvalere di forze dell’ordine che lavorano e conoscono il territorio. L’obiettivo è verificare se ci sono state nel Palazzo infiltrazioni mafiose che possano aver influenzato l’attività amministrativa. La Prefettura starebbe prendendo in esame una serie di nominativi di personalità che dovranno materialmente effettuare l’accesso agli atti anche se non è ancora chiaro l’ambito in cui la commissione agirà, ma l’ufficializzazione della nomina della commissione, su cui c’è stato il via libera del ministero dell’Interno, è certa, e l’elemento scatenante potrebbe essere l’arresto del consigliere comunale, Pino Plutino o le indagini sulla società mista, per esempio la Multiservizi.
Il sindaco di Reggio, Demetrio Arena, eletto da sette mesi, non commenta. Ieri era a Roma ad una riunione dell’Anci. Preferisce aspettare, «Non ha avuto nessuna comunicazione ufficiale», fanno sapere da Palazzo San Giorgio e anche Giuseppe Scopelliti, già sindaco di Reggio, aspetta l’ufficializzazione dell’arrivo dell’organo ministeriale. L’unico a voler dire la sua però è Francesco Forgione, ex presidente della commissione parlamentare antimafia e componente nazionale di Sel: «Penso che, per molto meno di quanto sia emerso finora a Reggio, grazie al lavoro della Procura, si sia arrivati allo scioglimento di un Comune per infiltrazioni mafiose. A Reggio in questo momento c’è un grumo di interessi, tra corruzione e mafia e tutto questo ha determinato la perdita da parte della politica della sua trasparenza».
Forgione sottolinea ancora che «Si poteva intervenire anche prima e solo un governo tecnico, dunque autonomo, ha portato all’invio della commissione d’accesso, quello precedente ha posto ostacoli in più città d’Italia, per motivi politici. Ora la politica non c’entra nulla». Forgione conosce bene la questione reggina e punta il dito sia sulla politica che sulla macchina burocratica: «Serve una bonifica totale, anche della classe dirigente, come prevede la legge che porta la maia firma. Intanto credo che la democrazia è sospesa quando c’è la mafia, non quando c’è un organo di Stato che controlla quell’amministrazione».

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