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Una battuta di caccia finita in tragedia per il 48enne Mario Magurno che domenica si trovava con un gruppo di cacciatori nelle colline dell’entroterra dell’alto Tirreno cosentino ed ha perso la vita forse per una tragica fatalità. Non un errore con le armi, come spesso avviene, ma, forse, una errata valutazione della pericolosità della zona. Un’area però, che il cacciatore conosceva molto bene. L’uomo, infatti, potrebbe essere scivolato nel dirupo, in una delle zone più impervie del centro collinare. Il corpo è ancora fra i rovi, reso seminudo dalla caduta per centinaia di metri. Ieri non è stato possibile recuperarlo. Questa mattina riprenderanno le operazioni con un gruppo di vigili del fuoco specializzati, speleofluviali. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Scalea, i carabinieri della compagnia di Scalea, coordinati dal capitano Luca Giandominici, e i militari della stazione di Diamante, diretti dal luogotenente Mario Lucia, gli uomini della Forestale. Questa la ricostruzione approssimativa dell’accaduto. Secondo quanto si racconta a Maierà, il gruppo di cacciatori ha iniziato la battuta nelle prime ore di ieri.
La caccia al cinghiale avviene quasi sempre in gruppo. Una volta centrato l’animale si cerca di raggiungerlo con i cani per sfinirlo. Pare che già intorno alle 11.00 i compagni di Mario Magurno avessero perso il contatto con il collega cacciatore. Hanno iniziato a cercarlo nelle zone impervie. Il luogo della battuta è al confine fra Maierà, Grisolia e Diamante. In un’area tra le località Vaccuta e Agreste, di Cirella e Maierà. Il cacciatore si sarebbe diretto verso l’automobile dopo che il cinghiale era stato colpito. Forse per liberare la muta. In quel frangente potrebbe aver messo un piede in fallo. La zona è chiamata della “Grotta frascatula”. La stessa grotta si trova in un luogo impervio dove la profondità raggiunge parecchie centinaia di metri. È più o meno lì che i cacciatori hanno trovato l’arma di Magurno. A quel punto si sono fortemente preoccupati. La mancanza di contatti da ore, il ritrovamento del fucile, la dicevano lunga sul tragico epilogo. Immediati sono scattati i soccorsi. Poche ore di luce per cercare di organizzare il recupero. L’elisoccorso ha individuato il corpo, fermo tra grossi massi. Pochi abiti addosso. E, secondo i soccorritori, ormai privo di vita. Difficile il recupero, che pure è stato tentato, con il mezzo aereo. Sul posto da qualche giorno spira un vento forte. Le folate che si incanalano nella gola avrebbero potuto mandare in stallo l’elicottero. Si è tentato di recuperare il corpo con delle corde. Operazione troppo rischiosa e complicata. A quel punto, visto che ormai il sole era tramontato, è stato deciso di intervenire alle prime luci dell’alba di oggi con personale specializzato. Probabilmente si opererà da terra. I soccorritori cercheranno di avvicinarsi al corpo e, una volta imbracato in una barella, se non sarà possibile recuperarlo con un elicottero, verrà pian piano fatto scivolare a valle. Dalla zona dove vengono lasciate le auto, pare si debba camminare a piedi per un bel po’. A casa attendono il corpo dell’operaio la moglie, una figlia che frequenta la scuola media e il figlio che mercoledì compie 18 anni. La notizia ha colpito l’intera comunità del centro collinare.

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