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SANT’ONOFRIO – Il giorno dopo la Pasqua c’è ancora delusione e fermento a Sant’Onofrio per il mancato svolgimento della processione dell’Affruntata (LEGGI LA NOTIZIA) deciso per protestare contro la decisione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di far portare le statue alla protezione civile per evitare infiltrazioni della ‘ndrangheta nel rito religioso. Piano piano si sta tornando alla normalità ma l’amarezza per quanto accaduto ancora resta considerato che è la prima volta nella storia che non si celebra la processione dell’Affruntata, il rito religioso di Pasqua più sentito dalla popolazione. Rito che invece si è celebrato nel vicino paese di Stefanaconi (GUARDA IL VIDEO).

Stamane nella piazza del paese, abituale luogo di ritrovo della comunità, sono ancora tanti coloro che commentano l’accaduto. Ci sono persone che offrono la loro personale interpretazione sulla vicenda con critiche alle istituzioni ed altri che a gran voce ribadiscono che «non siamo mafiosi». L’intera comunità di Sant’Onofrio ieri ha incassato la vicinanza del vescovo di Mileto, Luigi Renzo, che ha deciso di celebrare la messa di Pasqua proprio per stemperare la tensione pur specificando il suo rammarico per la decisione, da parte della popolazione, di non far celebrare l’evento e invitando i fedeli a guardare oltre perché la Pasqua non è solo l’Affruntata. 

Da parte sua l’ufficio di procura di Vibo Valentia, guidato dal procuratore Mario Spagnuolo, ha ribadito che in questa fase è «altissima l’attenzione sulle vicende che hanno caratterizzato lo svolgimento dei riti pasquali nei comuni di Sant’Onofrio e Stefanaconi. Abbiamo condiviso – spiega il procuratore – l’iniziativa assunta in sede di comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica perché riteniamo che su certi eventi spesso strumentalizzati per manifestare un potere di tipo mafioso non possano adombrarsi sospetti di infiltrazioni o ambiguità di sorta». Inoltre, riguardo la chiesa, Spagnuolo ha aggiunto: «Credo fermamente quale magistrato e procuratore della Repubblica in un circondario che soffre in ragione dell’asfissiante ingerenza mafiosa nella necessità che vi sia una chiesa militante sul fronte dell’antimafia».
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