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CASTROVILLARI –  Alla fine è stata scarcerata in tarda serata Marina Dordevic, la giovanissima mamma di origine croata detenuta insieme al suo bambino di dieci mesi. È stata una pattuglia della polizia di Stato ad andare a prendere la ventitreenne di origine croata per portarla presso una struttura protetta, a Castrovillari. Stamattina, invece, mamma e figlio verranno portate presso la Questura di Cosenza dove, come è prassi per gli stranieri, vanno effettuati tutti i controlli di rito prima della rimessa in libertà. 

La notizia della imminente scarcerazione è arrivata ieri mattina, dopo che davanti al tribunale di Potenza, si è celebrato il processo di primo grado a carico della ventitreenne– accusata di un tentativo di furto insieme a un’altra concittadina – che si è concluso con un patteggiamento a quattordici mesi di reclusione, al cui esecuzione è stata sospesa per via dell’incensuratezza delle imputate. Si era però appreso che la ragazza e il piccolo Damiano sarebbero usciti nel primo pomeriggio di ieri. E per questo davanti all’istituto di Castrovillari erano arrivati, a bordi di un camper, il marito della giovane detenuta e i suoi altri tre figli piccoli: Patrizia, Ornella e Martini di 2, 4 e 6 anni.

Ad attendere l’uscita di Marina e Damiano, ieri c’era anche Franco Corbelli, il leader del movimento Diritti civili che si è battuto per ottenere l’immediata scarcerazione della ragazza, appena saputo che era detenuta insieme al bambino di dieci mesi. 

Era stata lei, occorre dirlo, a fare richiesta di poter tenere in cella con sé il figlio appena nato, per poterlo allattare. E per questo era stata trasferita dal carcere di Potenza – dove il tentato furto di cui era accusata è avvenuto – perché nell’istituto lucano non è presente il “nido”: uno piccolo spazio attrezzato con giochi e culla, comunicante con la cella della madre. 

Ma – come ha sempre fatto notare il leader di Diritti civili – la stessa legge che permette a una madre detenuta di tenere con sé un figlio sotto i tre anni, mette in campo misure alternative di detenzione, come gli arresti domiciliari che consentono alle mamme detenute di evitare il carcere ai loro figli, che di fatto diventano detenuti senza colpe».

 

 

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