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MARCONIA – Quelle prove non ci piacciono, i nostri figli non le faranno.
Si allarga anche a Marconia, la protesta dei genitori contro le prove Invalsi. Si tratta di test a finalità statistiche sulla preparazione degli studenti, curati dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione.
Contro di essi è scoppiato un certo malumore a livello nazionale, accentuato peraltro dallo slittamento delle date delle prove 2015 al 6 e 7 maggio, in seguito allo sciopero per la scuola indetto dai sindacati di categoria per oggi. Una scelta, quella dello slittamento delle prove, letta come tentativo di depotenziare lo sciopero.
Ma in aula, nei due giorni di test di lettura e matematica dedicati alla scuola primaria, potrebbero non esserci gli alunni. Non ci saranno, sicuramente, quelli della classe IIC della scuola primaria “Antonio Gramsci” di via Monreale a Marconia. I loro genitori hanno preso una posizione netta. «In un momento di acceso dibattito sul tema della scuola -spiegano- quest’anno anche un nutrito gruppo di genitori di Marconia alza la voce, schierandosi contro le prove Invalsi». I genitori precisano di voler far proprie le parole di Silvia Pasqua, madre torinese che ha spiegato: «Un test come l’Invalsi dovrebbe consentire di misurare i livelli di apprendimento e le competenze acquisite dai bambini e lo scopo dovrebbe essere quello di individuare le scuole che necessitano di interventi specifici e risorse, per migliorare la didattica e superare le difficoltà derivanti da molteplici fattori.
Al contrario, oggi, il test Invalsi rischia di diventare un sistema “punitivo” per chi “va male” (insegnanti, scuole) e (forse) premiante per chi “va bene”, aumentando di fatto le disuguaglianze. Metodologicamente –ha spiegato ancora Silvia Pasqua– il risultato ottenuto da una classe non può e non deve essere paragonato a quello di un’altra, senza adeguati correttivi. Il risultato ottenuto da una classe al test, infatti, può dipendere da mille motivi diversi, che vanno ben al di là della capacità degli insegnanti.
Può essere determinato dalle caratteristiche socio-economiche della famiglie degli alunni, piuttosto che dalla localizzazione geografica della scuola, o dalla presenza in classe di bambini con difficoltà non certificata o non adeguatamente supportata. I bambini –aggiungono i genitori della IIC di via Monreale- non sono dei robot e non possono essere oggetto di valutazione attraverso test elaborati in maniera standard, senza tener conto delle specificità di ogni classe. Test freddi, che non si chiedono se un insegnante abbia, ad esempio, dovuto rallentare per dare modo magari a un bambino di allinearsi con il resto della classe. Test che non considerano il complesso mondo che caratterizza ogni bambino, ogni famiglia, ogni storia, ogni classe.
Perciò, con il sostegno dei sindacati, anche i genitori dei bambini della II C di Marconia scelgono di “regalare” ai propri figli due giorni di vacanza, il 6 e 7 maggio, boicottando le Prove Invalsi».

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