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Depuratori in tilt e liquami a mare, da Botricello a Guardavalle, a Catanzaro Lido. I bagnanti rinunciano al bagno e purtroppo le scuse degli amministratori non bastano. Legambiente parla di “disastro annunciato” e il sostituto procuratore di Catanzaro, Carlo Villani (in foto), ha deciso di dare il via ad un’offensiva mirata, per accertare ruoli e responsabilità legati alla devastazione del turismo sulla costa ionica catanzarese.
Ancora prima che la Capitaneria di porto di Crotone mettesse sotto sequestro il depuratore di Sellia Marina, il magistrato ne aveva riscontrato il malfunzionamento, addebitandone le responsabilità all’impresa, così come aveva fatto in altri dieci Comuni, mettendo sotto accusa sindaci e imprenditori, per un’irregolare gestione che va avanti da almeno quattro anni, ovvero dal 2007 ad oggi. Ora il magistrato procederà sui presunti protagonisti della vicenda giudiziaria che saranno chiamati a rendere conto in Tribunale, sulla scia di una citazione a giudizio emessa per contestare ai primi cittadini la violazione alle norme ambientali e agli imprenditori l’inadempimento delle pubbliche forniture, rispetto ad ogni singolo depuratore non funzionante finito all’esame della Procura.
Cinque i sindaci (Giovanni Antonio Bruno per Vallefiorita, Pantaleone Narciso per Stalettì, Domenico Notaro per Palermiti e Guido Rodio per Squillace), chiamati in causa a titolo colposo per diverse contravvenzioni ambientali, che avevano tentato di dimostrare di aver fatto tutto il possibile per far fronte al rischio inquinamento, provocato in primis dal comportamento delle ditte che, stando alla ricostruzione accusatoria, non avrebbero provveduto neanche alla manutenzione ordinaria degli impianti. Inerzia e negligenza che ai rispettivi rappresentanti legali è costata l’accusa di inadempienza agli obblighi previsti dal contratto che era stato stipulato a luglio del 2008 con l’Ato 2 Catanzaro, relativo al servizio di conduzione, manutenzione, controllo e custodia dell’impianto di depurazione ricadente nell’ambito territoriale di competenza. In particolare, secondo il pm, le ditte avrebbero “violato l’obbligo di provvedere alla corretta conduzione dell’impianto per garantirne il continuo funzionamento, l’ottimale efficienza della depurazione e il rispetto dei limiti allo scarico, l’obbligo di impedire lo scarico irregolare di liquami e fanghi, e l’obbligo di svolgere attività di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti”. Una condotta, dunque, che avrebbe cagionato “un evidente danno biologico-funzionale alle acque defluenti nel corpo ricettore”. Ora i Comuni interessati dall’inchiesta sono undici, tanti quanto gli impianti di depurazione, messi sotto accusa, insieme a cinque sindaci, cinque imprenditori e un tecnico comunale.

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