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DUE versioni opposte. Da una parte un arbitro, che dichiara di essere stato minacciato di morte, dall’altra Mark Iuliano, ex giocatore di Juventus, Bologna e Sampdoria, oltre che della Nazionale, il quale sotiene che lo stesso arbitro avrebbe chiamato negro uno dei suoi giocatori. Iuliano, cosentino di origine, allena ora la squadra Allievi nazionali del Pavia. Il “fattaccio”, da qualunque punto di vista lo si vuole vedere, è accaduto lo scorso fine settimana, al termine di una gara persa dal Pavia per 6-1 contro il Novara.
Iuliano ha riferito che un suo giocatore di 16 anni è tornato in lacrime dopo che l’arbitro lo avrebbe apostrofato con un “Vai via negro del c…”. Quindi l’ex giocatore avrebbe raggiunto Lorenzo Maggioni, direttore di gara, e lì ne sarebbe nata una lite. Con minacce secondo lo stesso arbitro. Solo una lite, seppur accesa, secondo Iuliano, che contesta la frase che avrebbe detto il direttore di gara. 
Nel frattempo, il giudice sportivo ha squalificato Iuliano per sei mesi perché, secondo il referto, avrebbe minacciato “di morte ripetutamente, accusandolo di aver proferito frasi razziste nei confronti di un proprio giocatore – come si legge nel comunicato del giudice sportivo, che ha squalificato l’ex calciatore fino al 9 aprile, più 250 euro di ammenda –. Dopo che il direttore di gara usciva dal locale doccia e si recava nella parte dello spogliatoio ove si trovavano i suoi assistenti insieme ai dirigenti delle due società, (Iuliano) reiterava tali minacce e insulti e inoltre lo spingeva, facendolo arretrare di alcuni passi. Situazione che cessava solo a seguito dell’intervento dei dirigenti che lo allontanavano a fatica mentre continuava a minacciare l’arbitro”. 
Iuliano contrattacca: “Un mio giocatore di 16 anni, in lacrime, mi ha detto di essere andato a chiedere all’arbitro spiegazioni per alcune decisioni prese in campo e di essersi sentito rispondere ‘Vai via, negro del cazzo’. Ho chiesto conto al direttore di gara, che prima ha negato tutto, poi davanti al ragazzo è rimasto zitto. A quel punto gli ho urlato che doveva vergognarsi e che lo avrei denunciato. I toni sono stati accesi, certo, perché i giocatori sono minorenni e per me sono come dei figli, nessuno si deve permettere di insultarli, soprattutto con frasi razziste. Lo farei altre mille volte. L’aggressione e le minacce di morte sono un’invenzione, anche perché la discussione è avvenuta davanti ai miei collaboratori e non soltanto ai guardalinee. Mi chiedo perché debba pagare io, che mi sono ribellato a questo fatto orribile, e non il direttore di gara che lo ha commesso”. 
Alla fine le parti annunciano querele, denunce e ricorsi, in attesa di scoprire il reale andamento dei fatti

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