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Una sentenza che «lascia sgomenti». I toni usati dalla Cgil all’indomani dell’assoluzione pronunciata dal tribunale di Paola al termine del processo di primo grado per la Marlane di Praia a Mare, quella che è stata definita la “fabbrica dei veleni” per le tante morti degli operai che vi hanno lavorato. Per i giudici, nessuna responsabilità può essere attribuita al patron Pietro Marzotto a ex responsabili e dirigenti dello stabilimento: l’accusa di omicidio colposo cade perché “il fatto non sussiste”.

LEGGI LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI PAOLA

«La sentenza di assoluzione della dirigenza Marzotto per l’assassinio di centinaia di lavoratori e lavoratrici della Marlane è vergognosa», arriva ad affermare, in una nota, il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero.

La Procura lo scorso settembre (LEGGI) aveva chiesto condanne da 3 a 10 anni perché secondo l’accusa l’utilizzo di sostanze poi rivelatesi nocive per il trattamento dei tessuti prodotti nello stabilimento avrebbe causato la successiva morte di un centinaio di operai a seguito del sopraggiungere di vari tipo di tumori. Una tesi distrutta dal verdetto che però, secondo la Cgil, non rende giustizia ai lavoratori.

«Nel dibattimento – sottolinea il sindacato – dalle varie testimonianze erano emerse in maniera inconfutabile le responsabilità ed omissioni dell’Azienda. Per queste ragioni il territorio si aspettava verità e giustizia. La Cgil, nel pieno rispetto del lavoro della magistratura, è in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza che comunque ritiene ingiusta». E, aggiunge, «non ci fermeremo e ci mobiliteremo assieme alle tante associazioni ed ai tanti cittadini nel territorio e nel Paese». 

«Per un millesimo di secondo avevamo avuto fiducia nella giustizia e nella Corte», commenta amaro il Comitato per le bonifiche dei terreni, fiumi e mari della Calabria, ricordando come Marzotto un anno fa abbia deciso di risarcire i 107 familiari degli operai deceduti: «Risarcirli tutti senza attendere il verdetto finale e sborsare diversi milioni di euro – si legge in una nota – è stata, sotto certi aspetti, un’ammissione di colpevolezza».

LA GALLERY: I NOMI DELLE OPERAIE MORTE APPESI PER L’8 MARZO

La verità processuale emersa in primo grado, invece, è stata un’altra. E rischia di vanificare anche un’eventuale ricorso in Appello, dato che il presidente del Tribunale di Paola, Domenico Introcaso, è anche presidente della Corte d’Appello di Catanzaro. Una situazione per la quale i parlamentari del M5S Dalila Nesci e Nicola Morra annunciano di essere pronti a ricorrere al Capo dello Stato: «Questa circostanza – affermano – come è ovvio, crea un’oggettiva incompatibilità per un’eventuale appello, che per un senso umano della giustizia auspichiamo a garanzia di tutti gli unteressati».

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