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«La Marlane come la Thyssen. Le morti sospette degli operai della Marlane Marzotto di Praia a Mare non sono diverse da quelle dei sette operai della Thyssen Krupp». E’ quanto affermato dai legali di parte civile delle oltre 80 vittime e degli oltre 60 operai che soffrono di malattie tumorali e che chiederanno, alla Procura della Repubblica di Paola, di modificare il capo di imputazione da “omicidio colposo plurimo” in “omicidio volontario con dolo eventuale”.
Responsabilità che ieri mattina sono state spiegate nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato gli avvocati Salvatore Staiano, Enrico Caterini, Lucio Conte, Bruno Ganino, Pasquale Vaccaro ed il presidente dell’Aiga di Catanzaro, Antonello Talerico. «Una richiesta – ha commentato Lucio Conte – che non è stata favorita dall’onda emotiva causata dalla sentenza emessa dalla Corte di Assise di Torino nel processo a carico dei dirigenti della Thyssen Krupp, ma perché, a nostro avviso, esistono elementi pregnanti, oggettivi e documentali che dimostrano che i dirigenti della Marzotto sono sempre stati a conoscenza della pericolosità delle sostanze tossiche che venivano utilizzate all’interno della struttura e che potevano comportare la morte degli operai laddove non venissero utilizzati tutti i sistemi precauzionali a tutela dei lavoratori». Ci si chiede come mai siano passati dieci anni dalle prime indagini, mentre il processo a carico dei dirigenti della Thyssen sia stato definito in meno di tre anni dall’inizio delle indagini.
Una strage, quella di Praia a Mare, che, secondo gli avvocati di parte civile, somiglierebbe a quelle di Porto Marghera, della Pertusola di Crotone ed alla più recente della Thyssen Krupp.
Scondo i legali i dirigenti sapevano che rischio correvano i loro dipendenti e dunque vi sarebbe un’enorme responsabilità tecnica e giuridica da parte di chi ha manifestato un’assoluta incuria e negligenza.

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