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CI vorranno solo 48 ore per sapere se Matera è riuscita a superare la prima selezione per la candidatura a capitale europea della Cultura nel 2019.

I risultati delle audizioni che le città partecipanti sosterranno da oggi fino a venerdì, verranno resi noti propio il 15 novembre.

L’ultimo dossier che verrà illustrato sarà quello di Venezia, lo stesso giorno in cui verranno resi noti i risultati, ma alle 15.

E in città si è già diffuso il dibattito sul valore positivo o negativo di tanta velocità nella scelta.

Il sindaco Salvatore Adduce commenta così: «Significa che, come avevamo già saputo dalla lettura del bando e quando partecipammo alla presentazione quasi un anno fa, la valutazione riguarda il dossier in quanto tale.

Questo è il concetto centrale, senza effetti speciali.

E’ tutto quello che è scritto nel dossier che conta, non vale ciò che siamo o siamo stati.

Tutto è giocato su ciò che vogliamo diventare; è questo il punto chiave su cui ci siamo concentrati e che punta sulla figura dell’abitante culturale, ovvero sulla costruzione di una mentalità e una cultura di un cittadino che prende sulle spalle la propria città, il proprio territorio, il proprio paese».

Fanno paura, dunque, i tempi ristretti di decisione della commissione?

«Vuol solo dire – precisa ancora Adduce – che la commissione, che dal 20 settembre scorso, ha già i dossier, si è già sostanzialmente orientata.

Non credo che coloro che ilustreranno la loro proposta il giorno stesso della decisione, siano danneggiati. Non nego  che quello che diremo avrà un peso, a partire dalla credibilità di ciò che diremo».

Nell’introduzione al  dossier vengono infatti illustrati gli elementi più importanti che compongono la peculiarità di Matera intesa come «La città del rovesciamento, la città resiliente che ha saputo sconfiggere la sua condizione negativa, risollevandosi grazie alla cultura  e ad un sapere antico, fatto di segni ma soprattutto  di pratiche sostenibili che derivavano proprio da quell’antica armonia. La nuova sfida consiste nel proporre ai cittadini di rigenerare insieme la città, superando quella sfiducia e quel fatalismo che spesso caratterizzano i nostri territori.

Matera e la Basilicata vogliono annunciare all’Europa – si legge ancora – che un altro Sud è possibile, mettendosi alla spalle gli stereotipi di un Mezzogiorno piegato su se stesso ed in perenne attesa di assistenze. La nostra città punta sulla cultura perché questa è la sua storia, perché è la cosa giusta da fare».

La cultura è il fondamento sul quale possiamo costruire tutti insieme un nuovo modello di sviluppo perché dà corpo ed anima ad ogni settore produttivo, nessuno escluso.

Un modello che deve fondarsi su un assunto condiviso, per segnare una stagione nuova di invevitabile cambiamento: un nuovo paradigma che rompa definitivamente col modello della desolazione meridionale».

a.ciervo@luedi.it

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