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MATERA – Un palazzo bruciato a due passi dalla Questura; sette feriti (non gravi) tra i quali tre eroici poliziotti che hanno rischiato la vita per salvare degli anziani;  tre appartamenti (su sette) inagibili. Ignota, ma forse banale, la causa: un fornelletto lasciato acceso dal padrone di casa, Vincenzo Marotta, 81 anni, vedovo, uomo  solo che conduce un’esistenza precaria; “da barbone”, malignano i vicini. 

E’  il bilancio provvisorio di un incendio sviluppatosi ieri, nel  pomeriggio, nel cuore di Matera, in via Gattini, in un palazzo storico della città. E che ha paralizzato per qualche ora la vita della città. Una enorme folla ha fatto da cornice all’intervento (tra essi il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, giunto appena saputo dell’incendio), e ha avuto parole di ammirazione per pompieri e poliziotti. Tutto ha inizio alle 16 e sono proprio i vertici della Questura a dare l’allarme. A quell’ora nel palazzo della polizia ci sono tutti: è il giorno del family day e nel salone dove si festeggia  ci sono il questore Pasquale Errico con la vice Maria Luisa Fasano, decine di agenti,  le loro mogli e tanti bambini. 

L’atmosfera di festa è rotta all’improvviso da un rumore secco di vetri infranti  e da una serie incessante di piccoli boati seguiti da un  puzzo acre che appesta la strada sulla quale si affacciano gli uffici della Questura. A meno di venti metri dal luogo in cui si trovano i poliziotti, le due finestre in legno al primo piano dell’edificio di fronte stanno bruciando; le fiamme si estendono rapidamente divorando tavoli, sedie e suppellettili, e mandando in frantumi i vetri delle finestre.  Immediatamente scatta l’allarme.   Si teme un’esposione. Il questore, il vicequestore, l’ispettore Angelo Sacco e due agenti, Alessandro Loperfido e Vito Panico, si precipitano in strada, irrompono nel palazzo la cui entrata è su via Gattini.  In mezzo al fumo che ormai invade tutto l’androne dell’edificio (un bel palazzo degli anni Venti) il gruppo raggiunge il primo piano. La dirimpettaia di Marotta, Angela Bruno, è in lacrime sul ballatoio, indirizza gli agenti verso la casa che brucia.  La porta viene sfondata a spallate dall’ispettore Angelo Sacco. Disordine, sporcizia, masserizie ammassate dappertutto. Sacco scova un vecchio malandato e mezzo stordito, il proprietario di casa. Lo porta via di forza. 

Assieme agli altri due agenti  controlla poi il resto del palazzo, si accerta che tutti i residenti abbandonino le proprie case.  Dei sette appartamenti due sono  vuoti. Tre saranno dichiarati inagibili. Intanto, chiamati dagli stessi poliziotti, giungono i vigili del fuoco con tre autobotti. Vengono azionati gli idranti direttamente nelle due finestre dalle quali esce, frammista a  fumo, una lingua di fuoco alta dieci metri. Ma non è facile avere ragione delle fiamme. Anche perché il solaio è in legno. E in breve il fuoco riesce a sfondare il soffitto, bruciando la guaina del solaio di copertura dell’edificio. Nella loro corsa, le fiamme, quando ormai è sera, attaccano anche l’appartamento attiguo a quello di Marotta. Il quale, assieme ai tre poliziotti e ad altri due anziani che si trovavano nel palazzo, viene condotto in ospedale: ma tutti, assicurano i medici, saranno dimessi nella notte. 

Grazie all’intervento tempestivo dei poliziotti nessuno ha riportato ustioni. Sui sei pazienti (tra i quali anche i tre agenti) i medici hanno rilevato soltanto le tracce di una blanda intossicazione. Quanto alle cause dell’incendio, domato solo intorno alle 20, in attesa dei risultati delle indagini, si ipotizza una disattenzione dell’anziano proprietario. Il quale, a detta degli altri condomini, conduce una vita semibarbonesca. Tempo fa è stato preso in cura da un gruppo di assistenti sociali.

 

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