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LA notizia circolava da tempo negli ambienti giovanili (e non solo) della città dei Sassi. Nascosta dietro le sembianze rassicuranti di un innocuo e discreto circolo privato, operava una casa d’appuntamenti, con donne sempre diverse a disposizione degli avventori, già preventivamente informati di poter trovare lì un luogo di sesso.
Da indiscrezioni raccolte negli ambienti ben informati di chi sapeva del giro, pare che le donne fossero di varia provenienza, italiane e straniere. Ufficialmente facevano servizio (regolare) ai tavoli, ma in effetti avrebbero animato un autentico giro di prostituzione, sotto la regia di quattro persone, due materani e altri due che dall’accento sembravano originari della Campania.
Il movimento, data anche la impossibilità di nasconderlo in una città votata al “cialliddo”, è stato notato anche dai carabinieri del Nucleo operativo materano, che hanno avviato le indagini fino a ricostruire il giro, con prove ritenute valide dal pubblico ministero, che ha disposto l’arresto dei titolari con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione.
Sembra che i rapporti sessuali a pagamento si consumassero sia dentro il locale, che in altri luoghi, probabilmente abitazioni. I dettagli dell’operazione, che il Quotidiano ha potuto anticipare solo indagando fuori dagli ambienti investigativi, saranno resi noti stamane, nel corso di una conferenza stampa presso il Comando provinciale dell’Arma. Solo oggi si potrà conoscere il nome e l’ubicazione del circolo privato.
Qualcuno racconta di una ragazza fermata alle prime luci dell’alba in evidente stato di disagio, che avrebbe dato l’input alle indagini. In questi casi, il reato si può accertare solo con la collaborazione di qualcuno che entra in contatto con il giro, peraltro non difficile da individuare in una città di appena 60mila abitanti. Nonostante la parvenza puritana, Matera non è nuova a queste “attività imprenditoriali”; infatti circa dieci anni fa fu scoperta un’altra casa di appuntamenti che operava in pieno centro, con tanto di “pappone responsabile”.

Antonio Corrado

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