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POTENZA “Venghino, signori venghino. Che Potenza non finisce mai di stupire”.
Siamo alla fiera del “non c’è mai limite al peggio”, per di più con un marchio d’autore su uno dei giorni più belli della vita di qualsiasi individuo: quello del matrimonio.
La storia è di domenica 9 agosto, celebrazione con rito civile al teatro Stabile, Salone degli Specchi.
Per amor di verità , una delle location più suggestive del capoluogo, in quello che sicuramente è uno dei posti più interessanti della città, ma assolutamente inadatto a rappresentarne il lusso. Il teatro Stabile non è dotato di accessi riservati a persone disabili. Ma questo già si sapeva. Peccato che solo qualche istante prima della celebrazione (fissata per le 11.30) sposi e invitati siano venuti a conoscenza della indisponibilità dell’ascensore. Particolare non trascurabile dato che la madre della sposa è costretta sulla sedia a rotelle.
Non un invitato qualsiasi che, pur essendo ingiusto, si sarebbe potuto accontentare di aspettare giù per non creare “ostacoli” al regolare svolgimento del rito. Sai, domenica mattina di metà agosto, a malincuore, ma ci può stare.
Poco male, si dirà, si poteva trovare immediatamente una soluzione alternativa, con il trasferimento in un’altra sala dello stesso edificio, a pian terreno. Magari proprio sul palco o, perchè no, visto che anche per accedere al teatro si deve salire una rampa di scale, nell’atrio.
Tralasciando il non trascurabile particolare che il Salone degli Specchi era stato addobbato con i fiori, c’era anche un organo, una musicista e una cantante pronti a una suggestiva “Ave Maria”, con tanto di attrezzatura da trasferire di lì a un’oretta (se tutto fosse andato per il verso giusto) da un’altra parte. Il tutto con oltre un centinaio di invitati, in piazza sotto il cocente sole, ad aspettare.
No, la soluzione migliore è stata attrezzarsi per il trasporto a mano con evidente imbarazzo, per primi, dei parenti stessi degli sposi.
Signora privata della sua sedia, “trasferita” da quattro incravattati volontari, fino al terzo piano, attraverso cunicoli, non corridoi, evidentemente inadatti.
Poco male: c’è la celebrazione del rito da salvaguardare, la necessità di non rovinare la festa a nessuno.
Salone degli Specchi, oltre cento persone calate in un forno, invitati accaldati e temperature in stile-Fantozzi, oltre 40 gradi e nemmeno uno spiffero di aria condizionata. Inevitabilmente fuori servizio, proprio per non fare restare sola l’ascensore.
La soluzione viene dal cielo: finestroni aperti, ma con il colpo a sorpresa.
Questa volta non è il diavolo a metterci la coda. A mezzogiorno le campane della chiesa di San Francesco, evidentemente, suonano a festa.
Morale della favola: non si sono riuscite a percepire le parole di chi leggeva l’atto. Diciamo che si è assistito a un sì sulla fiducia. Ma non c’era un microfono?
La risposta, è nella domanda stessa, basta togliere il punto interrogativo.
Non c’era nessuno che poteva segnalarla una cosa del genere? E nemmeno si potevano trasferire i registri del Comune in un altro posto, nel giardino del ristorante che avrebbe ospitato il pranzo, come avevano chiesto cortesemente gli sposi. Si sarebbe creato un precedente, la risposta.
L’improvvisazione allo stato puro, nonostante una cerimonia prenotata con largo anticipo, con tutta la chiarezza del caso, con tanto di permesso supplementare per l’auto che conduceva la persona disabile, autorizzata al parcheggio in piazza.
Dobbiamo aggiungere lo sdegno per l’accaduto di due gruppi di parenti giunti da Aosta e Verona?
Non c’è bisogno, avranno capito cosa significa un dissesto comunale, e più in generale un disastro comunale, fin dalle più piccole (ed elementari) cose.
Sarebbe davvero opportuno, a cose fatte e risolte, che l’amministrazione comunale o chi per essa gestisce questo tipo di eventi, formulasse le scuse alla coppia che si è felicemente unita in matrimonio. Gli estremi per il loro riconoscimento sono in calce all’attestazione di pagamento dei 100 euro obbligatori per fittare la Sala degli Specchi. Pagati in anticipo.
Che figuraccia. Ma, lo stesso, complimenti e figli maschi.
P.s. La signora disabile è stata regolarmente riportata con lo stesso metodo a mano sulla sua sedia a rotelle che l’attendeva a piano terra

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