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COSENZA – Quello messo a segno dalla Guardia di Finanza è un vero e proprio assalto al sistema di gestione del traffico internazionale di droga così come strutturato dal clan Abbruzzese di Cassano allo Ionio, gruppo criminale anche noto come clan degli zingari e in particolare i sodalizi criminali che farebbero capo a Luigi Abbruzzese e Filippo Solimando. 

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L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha portato all’emissione e all’esecuzione di 33 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto e ha portato alla luce un sistema e una organizzazione con base in Calabria ma con diramazioni anche in diverse regioni del sud e nord Italia come Puglia, Basilicata, Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia. Secondo il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo della Dda di Catanzato gli affiliati alla cosca avrebbero gestito un giro di stupefacente valutato 45 milioni di euro nel solo periodo in cui sono stati sotto indagine. Alla base dell’inchiesta c’è una stretta collaborazione dei finanzieri del Goa di Catanzaro e di Brescia.

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Secondo quanto appurato, il sistema creato dagli Abbruzzese prevedeva che la droga, in larga parte cocaina, giungesse in Calabria direttamente dal Sud America per poi essere lavorata ripartita e messa in circolazione. Ma il clan, secondo la finanza non si occupava solo di cocaina. L’attenzione del gruppo di potere criminale, infatti, spaziava in tutti i campi delle classiche droghe naturali immettendo nel mercato anche eroina e marijuana per lo più importate dall’Europa dell’est. 

Spesso poi la droga veniva pagata oltre che con denaro contante anche con veri e propri carichi di armi (LEGGI LA NOTIZIA) uno dei quali intercettato dalla Finanza sarebbe potuto servire per un attentato ad un uomo dello Stato a Reggio (LEGGI LA NOTIZIA DEL SEQUESTRO).

Nel corso dell’operazione la Finanza ha anche proceduto ad ingenti quantitativi di droga pari ad oltre una trentina di tonnellate che da soli, una volta tagliati e immessi nel mercato, avrebbero fruttato al clan somme che avrebbero superato i 50 milioni di euro. Sono passati in mano agli inquirenti anche numerose armi, tra cui anche armi da guerra,vari immobili e mezzi di trasporto spesso usati per spostare la droga.

Tra i beni sequestrati ci sono anche due pescherecci che, secondo l’accusa, venivano usati dalla cosca per importare tonnellate di marijuana e anche eroina dall’Albania. I due pescherecci fanno base nel porto di Corigliano Calabro ed uno di questi sarebbe anche al centro di accertamenti perché c’è il sospetto che sia stato usato anche per il traffico di essere umani.

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