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UN vero e proprio flop. L’apertura dei mercatini natalizi nel centro storico di Potenza è partita con il piede sbagliato. E non si tratta solo di crisi.

La gente si è ugualmente riversata nel centro storico durante la festa dell’Immacolata: dalla periferia e dai paesi limitrofi, perfino dalle regioni vicine, come la Campania. Un gruppo di turisti, con tanto di bambini a seguito, ha scelto di trascorrere la domenica nel capoluogo lucano proprio per i suoi mercatini e il villaggio di Babbo Natale. La voce è giunta tramite passa parola.  Qualche conoscente, negli anni passati, ne ha parlato con entusiasmo. E poi molti siti istituzionali ne hanno riportato la notizia in rete.

Il Comune di Potenza, infatti, di pubblicità pare ne abbia fatta. Ma vista la pessima figura, sarebbe stato meglio lavare i panni sporchi in casa.

La delusione, infatti, è stata davvero tanta. Le casette del villaggio, in piazza Sedile, sono state chiuse tutta la giornata. Le letterine delle flotte di bambini che speravano di incontrare Babbo Natale e suoi elfi sono state rispedite al mittente.

Per non parlare delle luminarie, ancora in fase di montaggio per buona metà del corso a fronte di alcune lampadine già fulminate, probabilmente dallo scorso anno. Allo sguardo attento dei cittadini non è sfuggita la mancanza di luminarie in via Pretoria in punti come  Porta Salza e piazza Sedile, così come lungo il palazzo del Prefetto.

Elemento che più ha colpito i passanti, l’assenza dell’ormai consueto abete al centro della piazza o a un angolo della stessa.

Eppure l’assessore al turismo, Luciano De Rosa aveva assicurato che tutto sarebbe stato al suo posto per l’inaugurazione dei mercatini. Anche su quest’ultimo aspetto  è stata fatta confusione.

Se l’assessore, contattato telefonicamente, ha annunciato al nostro giornale l’apertura per sabato 7 dicembre, il Comune ne dà comunicazione ufficiale per il giorno successivo.

Gli esercenti degli stand, secondo il racconto di alcuni di loro, sono stati pertanto costretti ad aprire in fretta e furia.

Il risultato? Una piazza semideserta, con le casette montate e solo alcune con le porticine parte. Questo il sabato. La domenica, purtroppo, la situazione non è cambiata. A dare una mano, gli esercenti, che secondo alcuni non hanno mantenuto gli orari consueti alzando le saracinesche solo in tarda mattinata, intorno alle 11. Diversi, infine, i bar chiusi. Unica attrazione, nelle vie del centro storico, il piccolo borgo medievale allestito dalla parrocchia a San Michele. Peccato non sia stato affatto pubblicizzato né tanto meno segnalato con dovuta cartellonistica.

Un motivo ci sarà se lo stesso primo cittadino ha preferito fare visita al mercatino della solidarietà di via Cavour piuttosto che trattenersi tra le casette in legno del salotto buono, appena due anni fa  motivo di vanto per la sua amministrazione. Forse il centro storico sta davvero morendo. E se muore un centro storico, patrimonio e memoria storica di una città, la responsabilità non può essere di uno. La responsabilità è collettiva. Laddove il pubblico non arriva, è il privato che prova a rimboccarsi le maniche, nelle proprie possibilità. Se resta a guardare rintanato dietro alle vetrine, difficilmente quelle cambieranno. 

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