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Crotone, 18 lug. – Beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 300mila euro sono stati confiscati dalla Guardia di finanza a un uomo di Mesoraca, Giuseppe Grano, di 48 anni, sottoposto dal 2010 alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, ritenuto elemento di spicco della cosca Ferrazzo di Mesoraca per conto della quale avrebbe riciclato ingenti somme di denaro provento di attività illecite attraverso società fiduciarie che operavano in Svizzera. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Crotone hanno eseguito un decreto emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Crotone su richiesta della Procura distrettuale antimafia che fa seguito al sequestro degli stessi beni disposto dall’autorità giudiziaria nel gennaio del 2012. (AGI)
(AGI) – Crotone, 18 lug. – In particolare, i beni nella disponibilità di Grano e del suo nucleo familiare sui quali è caduta la scure della confisca definitiva consistono in una impresa individuale che svolge attività di movimento terra e lavori generali, attività agricola e di raccolta, lavorazione e conservazione di prodotti agricoli; e inoltre diversi appezzamenti di terreni agricoli per una superficie complessiva di oltre 10 ettari, un fabbricato situato in una zona centrale di Mesoraca, disponibilità bancarie presso diversi istituti di credito e due autovetture. Le indagini patrimoniali esperite nei confronti di Giuseppe Grano, del coniuge, dei figli e di coloro che negli ultimi cinque anni hanno convissuto con lui, nonchè nei confronti delle eventuali persone fisiche e giuridiche, società, consorzi o associazioni del cui patrimonio i soggetti medesimi risultavano poter disporre in tutto o in parte, direttamente o indirettamente, hanno evidenziato che i beni riconducibili a Grano e al suo nucleo familiare avevano un valore nettamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati; per cui, alla luce delle vigenti disposizioni dettate dalla normativa antimafia, l’autorità giudiziaria ha ritenuto che l’entità del considerevole patrimonio ricostruito a seguito dell’attività investigativa non trovasse giustificazione se non quale provento dell’attività criminosa posta in essere nell’ambito dell’organizzazione criminale di appartenenza. (AGI)

MESORACA (KR). – Beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 300mila euro sono stati confiscati dalla Guardia di finanza a un uomo di Mesoraca, Giuseppe Grano, di 48 anni, sottoposto dal 2010 alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, ritenuto elemento di spicco della cosca Ferrazzo di Mesoraca per conto della quale avrebbe riciclato ingenti somme di denaro provento di attività illecite attraverso società fiduciarie che operavano in Svizzera. 

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Crotone hanno eseguito un decreto emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Crotone su richiesta della Procura distrettuale antimafia che fa seguito al sequestro degli stessi beni disposto dall’autorità giudiziaria nel gennaio del 2012. 

 In particolare, i beni nella disponibilità di Grano e del suo nucleo familiare sui quali è caduta la scure della confisca definitiva consistono in una impresa individuale che svolge attività di movimento terra e lavori generali, attività agricola e di raccolta, lavorazione e conservazione di prodotti agricoli; e inoltre diversi appezzamenti di terreni agricoli per una superficie complessiva di oltre 10 ettari, un fabbricato situato in una zona centrale di Mesoraca, disponibilità bancarie presso diversi istituti di credito e due autovetture. 

Le indagini patrimoniali esperite nei confronti di Giuseppe Grano, del coniuge, dei figli e di coloro che negli ultimi cinque anni hanno convissuto con lui, nonchè nei confronti delle eventuali persone fisiche e giuridiche, società, consorzi o associazioni del cui patrimonio i soggetti medesimi risultavano poter disporre in tutto o in parte, direttamente o indirettamente, hanno evidenziato che i beni riconducibili a Grano e al suo nucleo familiare avevano un valore nettamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati; per cui, alla luce delle vigenti disposizioni dettate dalla normativa antimafia, l’autorità giudiziaria ha ritenuto che l’entità del considerevole patrimonio ricostruito a seguito dell’attività investigativa non trovasse giustificazione se non quale provento dell’attività criminosa posta in essere nell’ambito dell’organizzazione criminale di appartenenza.

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