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BERNALDA E METAPONTO – L’alluvione di lunedì scorso ha portato alla luce la drammatica situazione di dissesto idrogeologico in cui è piombata la città e l’hinterland di Bernalda.

L’allarme è stato lanciato ieri dal commissario prefettizio, nonchè responsabile della Protezione civile della Prefettura di Matera, Ermelinda Camerini, che ha definito quella bernaldese «una realtà desolante, con strade sventrate nelle campagne, versanti in frana nell’abitato, dove ci sono diverse abitazioni a rischio». Se arrivasse un’altra alluvione, insomma, potrebbe collassare tutto.

«E siamo solo all’inizio della stagione delle piogge. -ha sottlineato Camerini- Tutta la viabilità rurale è stata devastata con ponti e strade letteralmente cancellate, aziende agricole isolate. Abbiamo fotografato tutto e stiamo predisponendo le relative perizie. -ha spiegato- La necessità che avremo perché lo stato di calamità naturale venga riconosciuto è dimostrare il nesso eziologico tra danno ed evento. Dobbiamo, quindi, essere pragmatici e produrre documentazione utile a sostenere la nostra richiesta».

Ad oggi sono trenta gli sfollati, che alloggiano all’hotel “Palatinum” di Metaponto a spese della Regione, in attesa di verifiche sulle loro abitazioni invase da fango e detriti, con 80 segnalazioni di emergenze in immobili privati e 14 interventi di somma urgenza già disposti dal Comune, con almeno dieci abitazioni in procinto di essere sgomberate perchè a rischio.

«L’abitato di Bernalda -spiega Pio Acito, disaster manager e dirigente dell’ufficio comunale di protezione civile- è stato realizzato sul piano di una collina di sabbia, che per effetto delle alluvioni di questi anni si è via via attivata, iniziando a “sfettarsi”; quindi, allo stato attuale, almeno il 40 per cento dell’abitato è interessato da movimenti franosi ad alto rischio. Cinque anni fa è crollato un fabbricato del centro storico, oggi ce ne sono altri a rischio, tra depositi e case abitate. Un problema generale di cui non si può far carico solo il Comune, ma serve l’intervento anche tecnicamente più completo della Regione. Auspichiamo che l’Autorità di bacino regionale, recepisca quanto prima questo dato ed aggiorni la sua stima sul terrorio». Non va meglio nelle campagne, «nel territorio bernaldese -spiega ancora Acito- esistono circa 1.700 aziende agricole piccole e medie, servite da un reticolo di strade per circa 400 chilometri; questa alluvione ne ha compromesso almeno 10, da semplici danni alle banchine alla cancelazione totale. Il tutto nel pieno della campagna dell’ulivo, dell’uva e dei mandarini. Se non ripristineremo l’agibilità viaria di queste aziende, non potranno lavorare e sarà compromessa un’attività che non è stagionale, ma rappresenta la spina dorsale dell’economia locale».

Poi c’è l’emergenza dramnmatica del Parco archeologico di Metaponto, area fondamentale per lo studio della Magna Grecia, sommerso dall’acqua per la terza volta in 5 anni. Questa volta in alcuni punti si è raggiunta l’altezza di un metro e mezzo, con danni notevoli, destinati ad aggravarsi se la melma non fosse rimossa con urgenza.

Il grido d’allarme è stato lanciato dal soprintendente per i Beni archeologici della Basilicata, Antonio De Siena, che ha parlato di “situazione gravissima”: «L’insieme è attualmente ricoperto da una pesante miscela di acqua e fango. E’ il terzo episodio che si registra nell’arco di cinque anni». La pioggia caduta in abbondanza nella serata di lunedì e nella notte di ieri, però, «ha trasportato una maggiore quantità di sabbie, limi e detriti di vario genere, che coprono le strutture antiche, gli arredi del percorso di visita e gli impianti tecnologici».

Secondo De Siena, «è assolutamente urgente che si svuoti il bacino artificiale che è appena formato, prima che si registri la dissoluzione dei leganti delle murature. Ogni ritardo nell’intervento -ha concluso lo studioso- comporta il sicuro danneggiamento, anche strutturale, degli elementi costitutivi del parco e la perdita irreparabile di un’importante documentazione archeologica».

a.corrado@luedi.it

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