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METAPONTO – Lo avevano detto più volte anche quelli del “Comitato Terre Joniche”: “mettiamo in sicurezza il territorio o qui prima o poi finisce in tragedia”.

E così è stato nel Metapontino dopo l’alluvione dello scorso lunedì. Nulla di addebitabile a  particolari capacità divinatorie dei membri del comitato perché , “sarebbe bastato- spiegano loro- fare un semplice giro per i campi per rendersi conto delle condizioni in cui versavano e versano i canali di bonifica”. Così ieri la decisione di riunirsi in assemblea, al “Park Hotel” di località San Marco lungo la ex strada statale  175 per fare il punto della situazione e mettere nero su bianco le rivendicazioni da presentare ai tavoli regionali prima, e nazionali poi.

 “Bisogna anzitutto lavorare bene e in fretta per  mettere in sicurezza questo nostro territorio che non ne può più di fronteggiare continue emergenze – ha spiegato ieri Gianni Fabbris, portavoce del Comitato Terre Joniche-  Va ripensata la questione  della sicurezza idrogeologica e quella infrastrutturale. Il clima cambia, è un dato di fatto, e situazioni di questo tipo si verificheranno con sempre più frequenza, dobbiamo quindi smetterla di farci trovare impreparati, soprattutto noi che operiamo in un territorio che si trova tra le foci di ben cinque fiumi”.

Le rivendicazioni, però, non si fermano qui.  “Chiediamo poi che il governo nazionale riconosca lo stato di calamità naturale che è stato già dichiarato- ha continuato  Gianni Fabbris- alla Regione Basilicata in questo momento chiediamo, invece, che parte dei ricavati delle royalties, attualmente non spendibili a causa del patto di stabilità, vengano immediatamente resi disponibili, con un’apposita deroga, e destinati a finanziare misure apposite per far ripartire  le nostre attività”. Per fare ciò, a parere di  Fabbris, sarà necessario un incontro congiunto con gli assessori regionali all’agricoltura di Puglia e Basilicata, “solo così- ha detto- potremo capire come e quando arriveranno i fondi”. La speranza delle centinaia di aderenti al Comitato che ieri hanno preso parte all’assemblea, arrivando dal Metapontino ma anche dal Ginosino, è che anche questa catastrofe purtroppo annunciata, non venga liquidata con quei “quattro spiccioli che sono stati riconosciuti dopo l’alluvione del 2011”. “ Il nostro territorio aspetta ancora risposte dopo l’alluvione del 2011. I danni stimati la scorsa volta ammontarono a circa 340 milioni di euro accertati dal commissario per l’alluvione. Di questi 10 milioni sono stati destinati alle aziende non agricole, 12 alle aziende agricole, 2 all’incirca per i danni subiti dalle abitazioni. Dei 12 milioni stanziati per la messa in sicurezza del territorio, solo 4 sono stati spesi, la rimanenza  o non è mai arrivata o non è mai stato spesa”, ha ribadito ieri Fabbris. L’ alluvione di lunedì colpisce ancora più duramente gli agricoltori della zona. “ Chi non ha ricevuto i contributi promessi dopo il 2011 non ha potuto ricostruire le aziende e allora ha preferito mettere a coltura le piante di ortaggi che sono in atto proprio ad ottobre e sono andate tutte distrutte”. Ricomincia, quindi, la mobilitazione del “Comitato Terre Joniche” che questa volta avrà accanto anche una delegazione di sindaci dei paesi colpiti duramente dall’alluvione.

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