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MATERA – «Siamo lusingati per la volontà dell’Istituto Francese in Italia di coinvolgere per il terzo anno l’Onyx Jazz Club ma rifiutiamo, nel rispetto dei nostri principi, azioni nelle quali risulti il logo della Total». La risposta dell’Onyx Jazz club, inviata il 3 febbraio scorso all’ente francese indica chiaramente che l’etica della cultura, a Matera, esiste e porta a scelte drastiche ma coerenti.
L’Onyx, associazione che quest’anno celebra i 30 anni di attività, ha un nuovo presidente, Michele Cappiello che sostituisce il padre storico Gigi Esposito (rimasto comunque con l’incarico di direttore artistico, ndr.).
La vicenda legata alla Total è solo l’ultimo dei segnali di difesa del territorio che hanno fatto dell’associazione il simbolo del binomio fra jazz e territorio che ha dato vita a rassegne come il Gezziamoci, ai concerti dal vivo nei Sassi, a quelli all’alba nelle chiese rupestri, alle collaborazioni con istituzioni come il Thelonius Monk Institute o con musicisti come Paolo Fresu.
Cappiello si muove nell’Onyx quasi dal primo giorno quando, ancora ragazzo, cominciò a suonare il sassofono. Oggi è uno dei più anziani, fra gli oltre 40 soci e anche quello convinto che guardare avanti non voglia dire scendere a compromessi.
Sente la responsabilità del nuovo incarico e spiega: «L’ex presidente, Gigi Esposito, faceva parte di una associazione che si chiamava Amici della musica. Nel 1984 ci incontrammo ad un concerto con Gianluigi Trovesi e Fioravanti e da lì è cominciato tutto. Nel 1995, quando avevo finito di studiare, cominciai a fare il segretario nella Scuola di musica dell’Onyx. Si tenevano lezioni individuali e d’insieme nella sede di via Cappelluti ed è lì che molto musicisti hanno mosso i primi passi». Oggi Michele Cappiello si occupa di una agenzia di viaggi del tutto particolare, specializzata soprattutto in cicloturismo, anche questa una passione nata all’Onyx. «Con alcuni soci abbiamo creato la cooperativa da cui è nata la mia agenzia, nello spirito della valorizzazione del territorio che muove l’associazione».
Per colpa di una chiave di lettura un po’ distorta, l’Onyx è spesso stato visto come un gruppo di persone appassionate di jazz ma non sufficientemente articolate da essere considerate referente culturale.
Non è così, se si pensa che i primi ad organizzare concerti dal vivo, con i piu’ grandi musicisti del mondo, nei luoghi più suggestivi dei Sassi sono stati proprio loro. E la scoperta di quella che oggi è la Casa Cava, si deve proprio ad alcuni dei loro componenti storici tra cui il compianto Tony Strammiello. Il cammino è stato lungo e oggi la vittoria di Matera a capitale europea della Cultura per il 2019, in parte è anche merito loro.
«L’associazione forse – spiega Cappiello – ha avuto un unico difetto: non riuscire a trasformare le proprie attività in occasione per autostostenersi. E’ mancata anche la possibilità di trasformare le produzioni musicali in qualcosa che producesse. E’ prevalso forse lo spirito di iniziative non finalizzate al lucro. Le idee dell’associazione, comunque, hanno fatto scuola. Le piazze, la Murgia, trasformate in palcoscenici per il jazz, fanno parte della nostra storia».
Trent’anni di attività non sono uno scherzo, diventano un patrimonio che non si può mettere da parte ma che non si ferma lì.
«Il progetto di Matera 2019 è stato fatto un po’ dall’alto, tenendo fuori tutti noi produttori di cultura storici della città. Purtroppo le nostre richieste di confronto sono state tutte regolarmente ignorate».
Sul nodo centrale della città, quello dei contenitori culturali, Michele Cappiello conferma la sua opinione: «Non serve un nuovo teatro, si deve occupare delle strutture che ci sono, ma sono inadeguate come verifichiamo periodicamente con l’Onyx nell’organizzazione dei nostri eventi. Bisogna recuperare il teatro Duni e riportare l’Auditorium alla piena operatività. I teatri giganteschi non servono e non vengono nemmeno più realizzati in nessuna città.
Scontiamo anche l’assenza di un manager in settori come quello della cultura.
Da quando si è cominciato a discutere di Matera 2019, ad oggi, non è cambiato nulla. Abbiamo denunciato più volte che quel progetto manca di basi e fondamenta per coinvolgere tutti. Penso che le energie vadano ottimizzate come accade nella nostra associazione che non è un’attività imprenditoriale anche se producendo cultura dobbiamo confrontarci con altri contesti».

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