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ROSSANO (CS) – Sono almeno tremila le persone che a Rossano hanno bloccato la Statale 106 ionica per contestare la chiusura del tribunale. Una protesta divampata dopo che da Roma è rimbalzata la notizia secondo la quale l’unica concessione è stata la proroga di due anni delle attività solo per smaltire le cause pendenti.

Lunedì sono stati posti lucchetti alle porte di ingresso del palazzo di giustizia e nei giorni scorsi è scattato anche uno sciopero della fame. Ma la trattativa non si è sbloccata. E così nella serata di oggi è scattato il blocco, tra le località Amarelli e Frasso.
IL TRAFFICO IN TILT SULLA STATALE – La manifestazione è stata promossa dai dipendenti del tribunale di Rossano ed è stata autorizzata dalla Questura. Ma le persone si sono poi aggiunte in massa. Dopo avere sfilato per le vie cittadine, i manifestanti, tra i quali avvocati, rappresentanti istituzionali a vari livelli, rappresentanti sindacali e tanti cittadini, hanno raggiunto la statale che, in previsione del corteo, era stata chiusa dall’Anas con deviazione del traffico. In tilt tutta la circolazione sull’arteria che collega Reggio Calabria e Taranto. 
LA REGIONE PRONTA A PAGARE – A Roma, intanto,  il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti e il sindaco di Rossano Giuseppe Antoniotti hanno incontrato questo pomeriggioil ministro della Giustizia. Il governatore ha manifestato la disponibilità da parte della Regione a sostenere interamente i costi della gestione deltribunale di Rossano per garantirne la continuità nelle attività e per sollevare da qualsiasi onere il Ministero della Giustizia. La speranza, riferisce una nota della giunta regionale, “è che dopo l’incontro di domani con la delegazione dei parlamentari rappresentanti gli otto tribunali attualmente in deroga per due anni per lo smaltimento dell’arretrato, così come da decreto del Ministro, si possa definire una strategia utile che in questo primo incontro è stata delineata”. 
Avvocati che si “crocifiggono” legandosi a tre grosse croci davanti al tribunale di Sala Consilina, in Campania. Un sit-in al casello dell’A1 di Orvieto, in provincia di Terni. La statale ionica chiusa nei pressi di Rossano, in Calabria, per una manifestazione. Sono alcune delle azioni di protesta messe in atto solo oggi per protestare contro la riforma della geografia giudiziaria, il cui avvio è previsto a partire dal 14 settembre. Ma da giorni è un susseguirsi di malumori e rivendicazioni: sempre a Rossano, ma anche a Nicosia, in Sicilia, gli avvocati sono arrivati addirittura a salire sul tetto dell’edificio, la scorsa settimana. Qualcuno ha iniziato lo sciopero della fame. Insomma, il tentativo di condurre in porto una riforma che mira a svecchiare un assetto – quello delle circoscrizioni giudiziarie – vecchio di oltre 150 anni, incontra molti ostacoli.
Per fare chiarezza alla vigilia del varo effettivo delle nuove norme, domani il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, riferirà in Senato con una propria informativa. La decisione segue di pochi giorni il varo di una serie di provvedimenti ministeriali che consentono una sorta di proroga dell’attività in alcune sedi giudiziarie destinate a regime alla chiusura e all’accorpamento, ma solo per smaltire l’arretrato civile. Le sedi scelte sono quelle con più di 180mila abitanti o con un numero di nuove cause annuali superiore a 6.874. In questi parametri rientrano in particolare 8 tribunali (Alba, Bassano del Grappa, Pinerolo, Vigevano, Chiavari, Lucera, Sanremo e Rossano) in cui la vecchia sede continuerà a lavorare per due anni sul civile pregresso (Rossano anche sul penale).
Per il resto, l’intenzione è di partire come da programma il 14. La riforma prevede il taglio di 30 tribunali e le relative 30 procure, 220 sezioni distaccate e 667 sedi di giudice di pace, con il trasferimento di 7.300 dipendenti e di 2.700 magistrati. Il risparmio stimato è di 80 milioni di euro. Ma il malcontento è forte e nelle ultime ore, dopo un incontro ieri sera con il Guardasigilli, ha visto scendere in campo anche le sigle della pubblica amministrazione di Cgil, Cisl e Uil, pronte alla mobilitazione: “La riforma rischia di gettare la giustizia nel caos organizzativo. Il ministro si è dimostrato indisponibile a mettere mano a una riforma che così com’è non può funzionare e questo anche per l’incapacità e chiusura a qualsiasi confronto da parte dell’amministrazione”, affermano i sindacati, che annunciando manifestazioni per il 20 settembre. Scettica e pronta alla protesta anche l’Ugl. 

AVVOCATI CHE SI CROCIFIGGONO – Quella di Rossano non è l’unica protesta in corso in Italia.  La riforma prevede il taglio di 30 tribunali e le relative 30 procure, 220 sezioni distaccate e 667 sedi di giudice di pace, con il trasferimento di 7.300 dipendenti e di 2.700 magistrati. Il risparmio stimato è di 80 milioni di euro. Ma se a Sala Consilina avvocati si “crocifiggono” legandosi a tre grosse croci davanti al tribunale, a Orvieto un sit-in ha bloccato il casello dell’A1. 

Insomma, il tentativo di condurre in porto una riforma che mira a svecchiare un assetto – quello delle circoscrizioni giudiziarie – vecchio di oltre 150 anni, incontra molti ostacoli. Per fare chiarezza alla vigilia del varo effettivo delle nuove norme, domani il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, riferirà in Senato con una propria informativa. L’intenzione è di partire come da programma il 14. Ma il malcontento è forte e nelle ultime ore, dopo un incontro ieri sera con il Guardasigilli, ha visto scendere in campo anche le sigle della pubblica amministrazione di Cgil, Cisl e Uil, pronte alla mobilitazione: “La riforma rischia di gettare la giustizia nel caos organizzativo. Il ministro si è dimostrato indisponibile a mettere mano a una riforma che così com’è non può funzionare e questo anche per l’incapacità e chiusura a qualsiasi confronto da parte dell’amministrazione”, affermano i sindacati, che annunciando manifestazioni per il 20 settembre. Scettica e pronta alla protesta anche l’Ugl. 
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