X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

POTENZA – Arrivano a flotte. E forse per questo possono far paura. Arrivano con il loro carico di storie, paure, differenze, necessità. E questo non vale soltanto per i rifugiati politici e i richiedenti asilo, ma per tutti gli immigrati che da più tempo vivono nella nostra città.

A Potenza alla loro accoglienza ci pensa lo sportello Immigrati degli uffici sociali del Comune di Potenza con sede in via la Cava, a rione Lucania.

Presentato alla stampa lo scorso inverno e istituito ad ottobre 2014, lo sportello a suo carico ha oggi 56 utenti, prevalentemente donne e rumene (62 per cento del totale nel trimestre ottobre/dicembre 2014): seguono marocchini (15 per cento) e altra provenienza (23 per cento da Burundi, Nigeria, Tunisia, ecc.).

Da gennaio in poi il numero di utenti è salito da 16 a 21 e gli ultimi trimestri registrano un’ulteriore intensificazione, come spiega la coordinatrice Rossella Cudemo. Sebbene non si tratti di rifugiati e richiedenti asilo, che vengono accolti secondo le indicazioni della Prefettura nelle strutture accreditate, gli immigrati che anche per periodi limitati soggiornano a Potenza, vanno non solo accolti ma seguiti in questo percorso di accoglienza. Questo lo scopo dello sportello.

«Le maggiori richieste riguardano il lavoro – racconta Cudemo – come fare un curriculum, dove e come trovarlo, a chi rivolgersi. Il boom c’è stato quando si è aperto il bando per i voucher del Comune per soggetti svantaggiati. Al secondo posto c’è la ricerca di un alloggio e il contratto di locazione».
Poi arrivano casi particolari, quelli che ti porti a casa a monitor spento.

Come quello di un ragazzino albanese arrivato la settimana scorsa all’Istituto di pena per minori. Spaurito, in difficoltà, frastornato.
Lo sportello è intervenuto con l’ausilio del mediatore linguistico e culturale, avendo al suo interno un registro di professionisti (mediatori, avvocati, interpreti) a disposizione, gratuitamente, in 48 ore.

A volte le necessità si risolvono in fretta. Altre volte no. «Ed è frustrante – dice la coordinatrice – soprattutto se non dipende da noi». La rete istituzionale, infatti, funziona ma con qualche intoppo. «Manca specialmente la comunicazione. Ma è anche vero che lo sportello è attivo da poco e questa attività di smistamento ai diversi enti rispetto alle specifiche richieste è una novità. Il bilancio di questi mesi tutto sommato è positivo, ovviamente si può fare di più e meglio». Specialmente con le associazioni impegnate su questo fronte, rispetto alle quali lo Sportello sta cercando di instaurare un rapporto più proficuo. Perchè spesso le richieste riguardano anche semplicemente corsi di italiano, di cui in verità si occupa l’Apofil e che potrebbero in qualche modo essere integrati con altre attività che le associazioni propongono, ma non in sinergia tra loro.

Sarebbe questa, «avere una linea comune», la via maestra per trasformare il pregiudizio, il pericolo in risorsa, realizzare la vera accoglienza che si basa sul rispetto delle differenze e non sul loro annullamento. Evitare, così, anche spiacevoli episodi come quello recente a Sasso di Castalda, con i rifugiati “in rivolta” perchè scaduti i sei mesi per la richiesta di asilo politico, non avevano notizie, «ed è la normalità» come ci spiegano sempre dall’Ufficio servizi sociali del Comune. Il punto, quindi, è farsi trovare preparati.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE