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“MILLE occhi sulle città”. Il nome è molto suggestivo, con un buon alone di mistero e una discreta potenza comunicativa. Ora si tratta di metterlo in pratica nel migliore dei modi, soprattutto in questo periodo storico, che vede il Metapontino in preda a una strana escalation criminale.
Parliamo del protocollo d’intesa siglato ieri presso la prefettura di Matera, che prevede l’avvio di una collaborazione tra gli Istituti di vigilanza privata, le forze dell’ordine e la Polizia municipale, per incrementare il sistema di “sicurezza integrata” sul territorio. Intorno al tavolo del prefetto Monteleone si sono trovati i sindaci di Matera, Irsina, Montescaglioso, Nova Siri, Policoro e Rotondella, i comuni da cui partirà la sperimentazione del progetto, già presentato nel febbraio 2010 dal ministro Roberto Maroni e operativo al Nord.
L’obiettivo è quello di realizzare una sorta di “coordinamento e sussidiarietà” tra le forze dell’ordine, «valorizzando -come si legge nel testo- i compiti di osservazione delle guardie particolari giurate, attraverso lo scambio sinergico di informazioni, nell’ottica di garantire maggiore sicurezza ai centri abitati».
I privati, rappresentati dagli Istituti di vigilanza, «possono dare -secondo il ministro- un contributo di conoscenza e informazione, svolgendo in questo modo un servizio di grande civismo che va oltre i doveri contrattuali».
Maroni ha sottolineato il ruolo del mondo delle autonomie locali, rappresentate dall’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), che, ha detto il ministro, «ha accettato la sfida della sicurezza». I punti salienti del protocollo consistono in un monitoraggio costante delle aree urbane, attraverso le segnalazioni che confluiranno presso le sale operative della Questura, se riguardano i capoluoghi di provincia, come Matera, e la centrale operativa del Comando provinciale dei carabinieri negli altri casi, nonchè alle centrali operative delle polizie locali.
Le segnalazioni potranno riguardare: bambini e persone anziane in difficoltà, mezzi e persone sospette, ma anche la presenza di ostacoli sulle vie di comunicazione. In genere, tutte quelle situazioni che facciano presumere la commissione di reati o che evidenzino situazioni di degrado urbano e disagio sociale. Mille occhi sulle città integrerà le forze dell’ordine nel controllo del territorio, svolgendo compiti di sicurezza complementare.
Questi i punti principali dell’accordo: 1) Il Dipartimento della pubblica sicurezza, l’Anci, le Associazioni, e le Amministrazioni comunali favoriranno l’adozione, in ogni provincia, a partire dalla città capoluogo, di un programma di collaborazione informativa tra gli Istituti di vigilanza e gli organi di polizia; 2) Ai Prefetti è demandato il compito di selezionare, in ogni provincia, gli Istituti di vigilanza privata che, su base volontaria, possono essere coinvolti nel progetto, in relazione alle dotazioni tecnologiche impiegate, al numero di guardie particolari giurate dipendenti ed ai servizi svolti sul territorio. I Prefetti, sentito il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, stipulano le relative convenzioni, d’intesa con i Comuni per gli aspetti riguardanti la sicurezza urbana; 3) Ai Questori indicano le modalità operative dell’attività di osservazione cui gli Istituti di vigilanza privata dovranno uniformarsi.
Gli Istituti di vigilanza privata che sottoscrivono le convenzioni assicurano la tempestiva trasmissione di dati e notizie di interesse, anche sulla base di eventuali segnalazioni loro pervenute, utilizzando sistemi idonei ad assicurare la rapida e documentata comunicazione.
La raccolta e la trasmissione di informazioni da parte delle guardie giurate rientra nello svolgimento dei servizi di “sicurezza complementare”, e non comporta l’esercizio di pubbliche funzioni, né può comportare costi ulteriori rispetto a quelli corrisposti dalla committenza all’Istituto di vigilanza privata per i servizi espletati, costituendo corollario della più generale attività di vigilanza.
Un’organizzazione capillare ed efficace, non resta che attenderne gli auspicati risultati positivi, in un territorio che per la scarsa densità abitativa, ha spesso bisogno di una sorveglianza più capillare. Si pensi, ad esempio, alle campagne, dove si consumano reati di criminalità comune in un contesto del tutto fuori controllo. Resta solo qualche perplessità sulla scelta del territorio da coprire che, forse, doveva essere meglio calibrata.

Antonio Corrado

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