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REGGIO CALABRIA – Una busta anonima con all’interno una riproduzione mignon di un rotolo di carta igienica è stata recapitata stamani a Michele Inserra, caposervizio della redazione di Reggio Calabria del Quotidiano della Calabria. Ad aprire il plico con su scritto solo il suo nome è stato lo stesso giornalista che era in redazione. Inserra, cronista che da anni lavora in provincia di Reggio Calabria dove si è occupato delle principali vicende, in questi giorni si sta occupando delle indagini della Dda di Milano e degli intrecci tra ‘ndrangheta e politica. Il giornalista è stato oggetto anche nel 2010, quando era in servizio nella redazione della Locride, di un’intimidazione. In quella occasione gli venne recapitata una cartuccia. «Andrò avanti nel mio lavoro – ha detto Inserra – e questo genere di segnali non mi fermeranno. Certo in questo periodo in città c’è un clima molto pesante». 

Il Coordinamento nazionale antimafia Riferimenti esprime la propria «vicinanza stima e affettuosa solidarietà al giornalista Michele Inserra oggetto di un vile atto intimidatorio». «La Calabria di un certo tipo – prosegue la nota – male accetta, il giornalismo libero perchè abituata al servilismo del potere. Chi denuncia la verità dei fatti, le collusioni di un sistema marcio chiaramente contrasta gli interessi della zona grigia che da sempre domina incontrastata. Reggio Calabria non è, purtroppo una città libera nè libera è la Calabria. Quello che, comunque, dispiace è una certa mentalità che fa di Reggio Calabria una realtà a se stante. Una mentalità che tende a distruggere e non costruire, una mentalità che di solidarietà ha ben poco mentre abbonda di invidia, ipocrisia e cattiveria, sempre pronta a condannare, criticare e colpire gratuitamente».   «Questa – aggiunge il coordinamento Riferimenti – èuna  mentalità che emargina, isola e certo non fa bene a chi lotta per una giusta causa che puntualmente viene lasciato solo. E, quando si è soli, si sa, si diventa facili bersagli. Invitiamo Michele Inserra a non demordere e lo affianchiamo solidali con la sua opera di denuncia».

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