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GIOIA TAURO – Hanno ammazzato il barone Livio Musco, uno dei più noti latifondisti della Piana. Aveva 74 anni. E’ stato rinvenuto cadavere  intorno alle ore 19 e 30 da un suo conoscente  che ha avvisato subito i Carabinieri. Il corpo dell’uomo è stato rinvenuto nel suo studio della sua abitazione in via Vallamena nel centro cittadino della città del porto a poche centinaia di metri dalla Compagnia dei Carabinieri. Era riverso  per terra  e fatto segno da due colpi di pistola di piccolo calibro, forse una 6 e 35 che lo hanno attinto alla testa e al collo. Per lui non c’è stato scampo.
Un fatto di sangue misterioso e inquietante da risvolti al momento oscuri. L’omicidio, secondo quanto ipotizzano i Carabinieri , sarebbe avvenuto intorno alle 19.  Musco era un personaggio noto in città e nella Piana e non solo per la storia della sua famiglia ma soprattutto perché era un proprietario terriero importante. L’uomo da quanto si è saputo viveva da solo dopo che da alcuni anni era rimasto vedevo. I suoi tre figli, infatti vivono da tempo fuori dalla Calabria.  Un omicidio misterioso dicevamo anche perché nessun segno d’effrazione è stato ritrovato sulla porta o nelle finestre. Il giallo, quindi, è fitto.
I Carabinieri non escludono che la vittima conoscesse e bene il suo assassino ed ipotizzano che forse sia stato direttamente Musco ad aprire la porta a qualcuno facendolo accomodare nel suo studio. Qualcuno con il quale forse avrebbe iniziato una discussione poi conclusasi con l’agghiacciante sparatoria. Un conoscente che si è rivelato essere il suo atroce assassino.
Sul luogo dell’omicidio oltre ai militari della Compagnia di Gioia Tauro che conducono le indagini dirette dal capitano Francesco Cinnirella e coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Palmi Luigi Iglio e dal Procuratore Capo Giuseppe Creazzo, sono intervenuti anche gli specialisti della Sezione di Investigazioni Scientifiche dell’Arma che hanno effettuato i rilievi e ricercato possibili tracce lasciate dall’assassino.
Il 17 novembre dello scorso hanno il barone Musco era stato oggetto di un sinistro messaggio: qualcuno nel corso della notte aveva collocato sul parabrezza della sua auto che era parcheggiata davanti alla sua abitazione  un ordigno  facendolo poi esplodere. La deflagrazione aveva danneggiato anche una finestra del palazzo baronale, uno dei più antichi della città.  Un particolare questo che potrebbe avere un filo conduttore con il tragico epilogo dell’uomo. Una figura notissima in città che negli ultimi tempi faceva una vita appartata limitandosi a curare la sua azienda agricola e la produzione di olio che commercializzava.
Livio Musco era uno dei discendenti di un nobile casato di origine campana giunto in Calabria nel XIX secolo. Grandi proprietari terrieri e latifondisti che hanno segnato la storia e l’economia agricola di Gioia Tauro. I musco negli anni settanta finirono nel mirino nel mirino delle contestazioni sindacali finalizzate al miglioramento delle condizioni bracciantili. Risuona ancora nelle orecchie dei più anziani il grido dei braccianti in sciopero “ Musco e Diana ( altro possidente terriero del luogo ) fuori dalla Piana”. Ai Musco sempre in quel periodo vennero espropriati numerosi terreni per realizzare l’area portuale industriale. In città vivono comunque alcuni suoi fratelli e numerosi nipoti. 
Cosa sia accaduto e per quali ragioni il barone Livio Musco è stato ammazzato nel suo studio allo stato resto un mistero. Certo si tratta di un omicidio eccellente nella storia di questa travagliata città nella quale hanno trovato radici, si sono sviluppate  alcune tra le famiglie più importanti della ‘ndrangheta. Un fatto di sangue che  è difficile collocarlo a possibili  contesti legali alla criminalità organizzata. Le indagini sono all’inizio e si diramano in tutte le direzioni comprese quelle legate a possibili contrasti personali che la vittima può aver avuto con qualcuno. Contrasti finiti malissimo che hanno causato la morte tragica e al momento misteriosa di questo nobile gioiese.    

GIOIA TAURO – Hanno ammazzato il barone Livio Musco, uno dei più noti latifondisti della Piana. Aveva 74 anni. E’ stato rinvenuto cadavere  intorno alle ore 19 e 30 da un suo conoscente che ha avvisato subito i carabinieri. 

 

Il corpo dell’uomo è stato rinvenuto nel suo studio della sua abitazione in via Vallamena nel centro cittadino della città del porto a poche centinaia di metri dalla Compagnia dei Carabinieri. Era riverso  per terra  e fatto segno da due colpi di pistola di piccolo calibro, forse una 6 e 35 che lo hanno raggiunto alla testa e al collo. Per lui non c’è stato scampo.Un fatto di sangue misterioso e inquietante da risvolti al momento oscuri. L’omicidio, secondo quanto ipotizzano i carabinieri, sarebbe avvenuto intorno alle 19.  Musco era un personaggio noto in città e nella Piana e non solo per la storia della sua famiglia ma soprattutto perché era un proprietario terriero importante. L’uomo da quanto si è saputo viveva da solo dopo che da alcuni anni era rimasto vedevo. I suoi tre figli, infatti vivono da tempo fuori dalla Calabria. 

NESSUNA EFFRAZIONE ALLA PORTA – Un omicidio misterioso dicevamo anche perché nessun segno d’effrazione è stato ritrovato sulla porta o nelle finestre. Il giallo, quindi, è fitto.I Carabinieri non escludono che la vittima conoscesse e bene il suo assassino ed ipotizzano che forse sia stato direttamente Musco ad aprire la porta a qualcuno facendolo accomodare nel suo studio. Qualcuno con il quale forse avrebbe iniziato una discussione poi conclusasi con l’agghiacciante sparatoria. Un conoscente che si è rivelato essere il suo atroce assassino. Sul luogo dell’omicidio oltre ai militari della Compagnia di Gioia Tauro che conducono le indagini dirette dal capitano Francesco Cinnirella e coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Palmi Luigi Iglio e dal Procuratore Capo Giuseppe Creazzo, sono intervenuti anche gli specialisti della Sezione di Investigazioni Scientifiche dell’Arma che hanno effettuato i rilievi e ricercato possibili tracce lasciate dall’assassino.

LA BOMBA SOTTO CASA – Il 17 novembre dello scorso hanno il barone Musco era stato oggetto di un sinistro messaggio: qualcuno nel corso della notte aveva collocato sul parabrezza della sua auto che era parcheggiata davanti alla sua abitazione  un ordigno  facendolo poi esplodere. La deflagrazione aveva danneggiato anche una finestra del palazzo baronale, uno dei più antichi della città.  Un particolare questo che potrebbe avere un filo conduttore con il tragico epilogo dell’uomo. Una figura notissima in città che negli ultimi tempi faceva una vita appartata limitandosi a curare la sua azienda agricola e la produzione di olio che commercializzava.

GLI SLOGAN DEGLI ANNI ’70 – Livio Musco era uno dei discendenti di un nobile casato di origine campana giunto in Calabria nel XIX secolo. Grandi proprietari terrieri e latifondisti che hanno segnato la storia e l’economia agricola di Gioia Tauro. I Musco negli anni settanta finirono nel mirino nel mirino delle contestazioni sindacali finalizzate al miglioramento delle condizioni bracciantili. Risuona ancora nelle orecchie dei più anziani il grido dei braccianti in sciopero “Musco e Diana (altro possidente terriero del luogo) fuori dalla Piana”. Ai Musco sempre in quel periodo vennero espropriati numerosi terreni per realizzare l’area portuale industriale. In città vivono comunque alcuni suoi fratelli e numerosi nipoti. Cosa sia accaduto e per quali ragioni il barone Livio Musco è stato ammazzato nel suo studio allo stato resto un mistero. Certo si tratta di un omicidio eccellente nella storia di questa travagliata città nella quale hanno trovato radici, si sono sviluppate  alcune tra le famiglie più importanti della ‘ndrangheta. Un fatto di sangue che  è difficile collocarlo a possibili  contesti legali alla criminalità organizzata. Le indagini sono all’inizio e si diramano in tutte le direzioni comprese quelle legate a possibili contrasti personali che la vittima può aver avuto con qualcuno. Contrasti finiti malissimo che hanno causato la morte tragica e al momento misteriosa di questo nobile gioiese.    

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