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METAPONTO – “Excuse me, is this the Museum?” (Mi scusi é questo il museo?).

A rivolgerci la domanda, una coppia di turisti inglesi ansiosi e desiderosi di conoscere quel che fu un pezzo importante di Magna Grecia.

Inizia così la nostra giornata di cronista sulle tracce dei greci che, provenienti dall’Acaia (Peloponneso settentrionale), nella seconda metà del VII secolo a.C., fondarono la città di Metaponto, tra le foci dei fiumi Bradano e Basento.

Una storia affascinante di tutto rispetto per il territorio lucano; peccato che ieri, giornata soleggiata e quasi estiva, non ha trovato riscontro nei visitatori italiani, lucani in particolar modo.

C’era un discreto gruppo di appassionati ma tutti provenienti dal nord Europa. Per il resto tanti addetti ai lavori e basta. Ci informiamo sul costo del biglietto: soltanto 2,50 euro.

Ma possibile che una domenica come quella di ieri a suggello della tre giorni del ponte di Ognissanti non abbia dirottato visitatori al museo? Non basta fare una campagna di “open day” una tantum, servirebbe una vera e propria rivoluzione culturale che finisca per creare un circuito vizioso per il turismo anche partendo dalle bellezze di Metaponto. A maggior ragione ora che il fango ne ha oscurato lo splendore. Più gente ne fruisce e maggiori sono i riflettori che l’area del Parco archeologico ne ricava.

Ben vengano i progetti nelle scuole, che il Cea cura da tempo, ma il museo di Metaponto non può essere relegato come un’area marginale nel contesto turistico-archeologico nazionale. L’auspicio è che, la prossima volta, a dare conferma ai turisti inglesi ci sia non un giornalista giunto lì per una giornata eccezionale, ma turisti e visitatori a “chilometri zero”, che vi si rechino per rimarcare una identità e una sensibilità ad un patrimonio condiviso.

pie.lu.

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