X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

PALERMO – Quella sgominata a Palerno era un’organizzazione capillare capace di importare dalla Cina in Italia centinaia di migliaia di euro falsi in monete da uno e due euro ed era pronta a mettere in circolazione già nei giorni dello shopping natalizio più di 300.000 pezzi, per un valore totale di oltre mezzo milione di euro. A mettere a segno l’operazione è stata la Compagnia dei caabinieri di Palermo in collaborazione con la Sezione Operativa del Comando Antifalsificazione monetaria di Roma, che hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura di Palermo, nei confronti di 12 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione, introduzione nello stato e spendita di monete falsificate. 

GUARDA IL VIDEO

L’operazione, che i carabinieri hanno chiamato “Shanghai money” si è articolata tra le province di Palermo, Napoli, Salerno ma anche in Calabria e in special modo a Cosenza dove operava il gruppo criminale che si occupava dell’approvvigionamento e della distribuzione di monete contraffatte ‘made in China’. I falsari erano molto abili: secondo gli investigatori erano di altissima qualità le monete che arrivavano in Italia dalla Repubblica popolare cinese. Nell’ambito dell’indagine è stato eseguito il più importante recupero di monete false dall’introduzione dell’euro, con il sequestro di un container imbottito con 306.000 monete da uno e due euro, per un importo pari a 556.000 euro.

L’organizzazione era ben articolata livello internazionale. Il ruolo di “leader”, secondo quanto emerso dalle indagini, era ricoperto da Yong Zhuangxiao, che operava in Cina e mantenava i contatti con la zecca clandestina, verisimilmente situata in Cina. Per il trasporto in Italia, il boss si avvaleva di diversi soggetti, tra i quali i cinesi Huang Zhongming, Ren Yuping, Huang Yunrui, Huang Hanxia, e gli italiani Dino Stancato, Antonietta Merola, Vincenzo Verdoliva, tutti residenti in Campania. L Dell’associazione facevano parte anche diverse altre persone che si sarebbero poi occupate dello smercio della valuta falsa sulla piazza di Palermo: gli extracomunitari Abdulai Seidu e Idehen Oduwa Sarah, e i palermitani Gaetano Di Maria, Giovan battista Filippone, che secondo l’accusa hanno offerto “un contributo determinante” e conseguito profitti illeciti dalla cessione della “valuta falsa ad un prezzo di costo man mano crescente lungo la filiera distributiva”. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dai sostituti Calogero Ferrara e Claudio Camilleri.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE