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VIBO VALENTIA – Un medico è indagato per il caso di presunta malasanità raccontato dal Quotidiano nell’edizione di sabato. Giovane moglie, giovane madre di tre bambini. Doveva essere un «intervento di routine da fare per via laparoscopica», in fondo erano dei semplici «calcoli alla colicisti». Marialuisa Petracca, trentasei anni, da quel 10 settembre scorso, però, intraprese il cammino verso la morte. L’intervento, le complicanze, l’insorgenza improvvisa di una pancreatite e di una polmonite, l’odissea negli ospedali di due regioni, un mese d’agonia in condizioni disperate, il tentativo estremo degli ultimi medici che l’hanno avuta in cura di salvarle la vita. Marialuisa è deceduta alle 22.40 di giovedì, al Policlinico di Germaneto, tappa finale di un viaggio crudele. Capolinea di quello che il marito Pantaleone Pugliese ha denunciato come un nuovo caso di malasanità. Difficile stabilire a quale Procura appartenga la competenza. Venerdì l’avvocato Marcello Scarmato, che unitamente al collega Nazzareno Latassa patrocina la famiglia della ragazza deceduta, ha effettuato la spola tra Vibo Valentia e Catanzaro. Il fascicolo è stato aperto dal pm vibonese Alessandro Pesce, poi trasmesso per i primi adempimenti al collega del capoluogo di regione Carlo Villani, che ha disposto l’autopsia per accertare le cause del decesso.
Marialuisa, nata a San Marco di Cessaniti ma residente a Papaglionti di Zungri, secondo quanto denunciato dal marito nel mese di settembre, aveva iniziato ad accusare dolori addominali. Fu pertanto sottoposta ad una visita nella casa di cura Villa dei Gerani a Vibo Valentia. Il medico diagnosticò dei calcoli alla colicisti da rimuovere con un banale intervento in laparoscopia. Il 10 settembre fu fissato il ricovero per la colicistectomia che si effettuò nella stessa giornata. I familiari s’erano allarmati, l’operazione durava troppo. Uscito dalla sala operatoria, il medico spiegò che, a causa di complicazioni, aveva dovuto rinunciare alla laparoscopia per intervenire col tradizionale taglio addominale. Parole rassicuranti. Tutto, alla fine, era andato per il meglio. Qualche giorno dopo, però, Marialuisa mostrò nuovi dolori e lo stesso medico la visitò. Disse – spiega il marito – che «qualcosa si era ostruito» e che «bisognava trasportarla in una struttura sanitaria di Messina». E Marialuisa, per un intervento addominale, finì in un «istituto ortopedico», anzi all’Istituto ortopedico del Mezzogiorna d’Italia. Mezzogiorna, con la “a” finale. Il 20 settembre tornò sotto i ferri. E, visto il «persistere del problema», sotto i ferri ci tornò anche due giorni dopo. Finché alle 20 del 23 settembre uno dei sanitari comunicò ai familiari che era «sopraggiunto un problema respiratorio». Fu trasportata al Policlinico “San Martino”, sempre a Messina, dove la paziente trascorse sette giorni in Rianimazione per poi essere trasferita in Chirurgia. Qui fu diagnosticata una pancreatite ed una polmonite che avevano reso gravi le condizioni della giovanissima madre. Il 15 novembre fu quindi trasferita a Germaneto.
I medici di Catanzaro hanno provato a fare di tutto, per via terapeutica e chirurgica, nello strenuo tentativo di salvarle la vita e restituirla a suo marito e ai suoi figli, ma non c’è stato nulla da fare. Alle 22.40 di mercoledì è morta.
«A parere del denunciante – si legge nell’esposto del marito depositato dall’avvocato Scarmato – le complicanze che hanno portato mia moglie al decesso sono da ricondurre come nesso causale all’errato intervento di colicistectomia eseguito in data 10 settembre presso la struttura Villa dei Gerani di Vibo Valentia». Insomma, a giudizio del marito, «imperizia, imprudenza e negligenza» da parte del medico che per primo l’ha operata.

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