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«Fino al 29 agosto», quando è stato pubblicato in rete l’audio tra due medici sulla morte di una donna durante un’operazione, nell’Ospedale San Carlo di Potenza, «la dirigenza del nosocomio potentino non aveva nessuna contezza dell’accaduto, anche perché nessun cardiochirurgo ne aveva parlato, tantomeno fatto menzione ad aggravamenti sopraggiunti nel corso dell’intervento».

E’ questo, secondo quanto reso noto dall’ufficio stampa del Consiglio regionale, uno dei passaggi dell’intervento del dg del San Carlo, Giampiero Maruggi, nel corso della riunione della 4/a Commissione consiliare. Il direttore generale ha poi spiegato, in riferimento alla nomina del primario del reparto di Cardiochirurgia, che questa avvenne «senza alcuna interferenza esterna», con la scelta «tra una terna di nomi in virtù delle provate capacità professionali e di esperienza, e privilegiando, anche, la priorità legata all’essere autoctono, originario di Salandra, evitando la ricaduta su personaggi esotici pronti all’abbandono per altri lidi». 

Ma la scelta non servì ad abbassare la litigiosità, rimasta «pressoché allo stesso livello», dunque «difficile da estirpare per ‘molti figli di  Tesler’, laddove ci sarebbe bisogno di un assessmento dell’organico con lo svecchiamento ed il miglioramento anche qualitativo».

Maruggi ha anche illustrato «la nomina di un Commissione di audit (spesa complessiva 15mila euro), tre esperti caratterizzati dall’assoluta terzietà con l’incarico di fare una foto nitida della cardiochirurgia», e l’idea della «ricerca di uno e se possibile due nuove unità da inserire in un contesto possibilmente depurato da tante scorie obsolete».

«Io – ha concluso Maruggi – sono preoccupato per il San Carlo, noi tutti avevamo dato la nostra disponibilità all’abbandono, come da qualche parte ci era stato chiesto,
abbiamo preferito rispondere alla sollecitazione del presidente Pittella di restare al nostro posto per diradare lo smarrimento che si legge negli occhi di pazienti ed operatori e, soprattutto, allontanando anche la sola idea che il contenzioso sanitario possa divenire ipertrofico. Quello che occorre – ha concluso Maruggi – è la possibilità di operare cogliendo le scelte più opportune circa la ‘bontà’ dei cardiochirurghi, avendo vita più semplice nelle tante controversie aperte con i dipendenti dei vari dipartimenti che contribuiscono in maniera sostanziale alla malasanità». 

 

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