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VIBO VALENTIA – Omicidio colposo. Questa l’ipotesi di reato mossa dal pm Attilio Pisani nei confronti di due medici (LEGGI LE TESI DELL’ACCUSA EMERSE DURANTE LE INDAGINI) di Roma che sosterranno il processo per la morte di Simona Riso, la 28enne originaria di San Calogero deceduta in ospedale il 30 ottobre 2013 dopo essere precipitata dal terzo piano di una palazzina in via Urbisaglia, nella Capitale. Secondo l’accusa, la giovane poteva essere salvata e questa tesi è stata fatta propria dal gup che ha disposto il procedimento penale davanti ad un giudice monocratico, la cui prima udienza è fissata all’11 maggio prossimo. 

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Imputati Raimondo Grossi, medico del Pronto soccorso, e Anna Bandiera, responsabile di Ginecologia dell’ospedale San Giovanni di Roma dove la vittima fu portata. Secondo la prospettazione accusatoria i due sanitari non avrebbero adottato tutte le misure idonee per evitare il decesso della ragazza. 

I TRAUMI RIPORTATI NELLA CADUTA

In particolare, i due medici avrebbero avviato il protocollo previsto per i casi di violenza sessuale, perché la giovane, in condizioni critiche ma non disperate, aveva riferito di aver subito abusi. In questo modo, però, gli imputati avrebbero ignorato l’insorgenza di alcuni problemi respiratori e un’insufficienza polmonare: nel cadere dal terrazzo condominiale Simona Riso aveva riportato la frattura di una costola che le aveva perforato la pleura, causa poi del decesso. Lo stesso pm Attilio Pisani pare aver accantonato definitivamente l’ipotesi che qualcuno abbia voluto uccidere la ragazza.

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