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L’indagine, tuttavia, resta ancora in corso, anche se questo ulteriore particolare potrebbe portare da un lato la Procura della Repubblica ad effettuare nuovi approfondimenti anche in altre direzioni o procedere, come chiederanno i legali dell’indagato, l’archiviazione del caso. 
 

VIBO VALENTIA . Lo scorso 30 maggio era toccato all’autovettura. Adesso anche alle armi e agli indumenti. A firmare il decreto di dissequestro delle proprietà appartenenti a Giuseppe Vardaro, 40enne unico indagato per la morte dello zio Nicola (65) avvenuta l’11 febbraio scorso a Mileto, è stato il sostituto procuratore della Repubblica di Vibo, Maria Gabriella di Lauro che ha, così, accolto le richieste formulate dai legali dell’uomo, gli avvocati Michelangelo Miceli e Francesco Damiano Muzzopappa. Le indagini del Reparto investigazioni scientifiche di Messina non hanno fatto emergere circostanze che possano far ritenere un collegamento tra l’omicidio del pensionato di Mileto e i beni dell’indagato. Inquirenti che probabilmente ritenevano che il cadavere del pensionato fosse stato caricato su uno di questi mezzi per poi essere scaraventato nel burrone dove poi è stato ritrovato. Ma, al momento nulla di tutto ciò è emerso in fase di indagine e così, una volta avuto l’esito anche della consulenza sulla calibro 7,65 e sulla 6 e sui vestiti, i due avvocati hanno potuto procedere a presentare l’istanza al pm Di Lauro. L’esame autoptico aveva accertato l’ex operaio forestale era stato fatto inginocchiare prima di essere ucciso con due colpi di pistola alla nuca sparati da distanza ravvicinata. Ciò lo si rilevava dalla circostanza che i due fori di entrata sono caratterizzati da un’inclinazione dall’alto verso il basso. Fin dal momento della sparizione, avvenuta la mattina dell’11 febbraio, gli uomini della Benemerita avevano notato alcune anomalie; tra queste le abitudini dello stesso 65enne che, a dire della consorte, non era solito allontanarsi da casa senza dare indicazioni sulla propria destinazione. Il ritrovamento del cadavere, avvenuto grazie alle ricerche di Protezione civile e carabinieri il mercoledì successivo (il 15) in fondo, come detto, ad un fossato nei pressi dell’area archeologica di Mileto antica, aveva avvalorato le ipotesi di un decesso dovuto alla mano di un omicida. L’indagine, tuttavia, resta ancora in corso, anche se questo ulteriore particolare potrebbe portare da un lato la Procura della Repubblica ad effettuare nuovi approfondimenti anche in altre direzioni o procedere, come chiederanno i legali dell’indagato, l’archiviazione del caso.  

 

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