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POTENZA – Gli atti acquisiti dai carabinieri riguardano una festa organizzata a dicembre del 2012, prima del rinnovo dei vertici regionali. Quanto ai presunti brogli elettorali proprio per il rinnovo delle cariche sociali: «massima collaborazione con gli investigatori». Fermo restando che alla fine andranno valutate eventuali azioni legali contro chi ha infangato il buon nome dell’associazione e l’impegno di tutti i suoi volontari.

Ha indetto una conferenza stampa il presidente regionale della Croce Rossa, Ferdinando Moscariello, all’indomani della notizia dell’inchiesta sui vertici dell’associazione pubblicata dal Quotidiano della Basilicata.

Moscariello ha spiegato che al momento «non è stato contestato all’associazione e al sottoscritto alcun capo d’imputazione». In più ha mostrato che dalle rischieste formulate dagli investigatori dell’aliquota di polizia giudiziaria dei carabinieri di Potenza risultano “sotto inchiesta” solo determine di spesa per 1.300 euro per l’organizzazione di un evento, la “festa del sorriso” del 2012, quando a capo della Croce rossa lucana c’era il suo predecessore.

«Non c’è stata continuità nella gestione politica della Croce rossa – ha tenuto a precisare Moscariello -, infatti io sono stato già presidente e commissario della Cri dal 2005 all’8 gennaio 2010, giorno in cui ho rassegnato le dimissioni da tale incarico, e sono stato rieletto il 13 gennaio 2013 vincendo le elezioni contro il commissario uscente nominato il 23 settembre 2010».

Moscariello non ha mai nominato il suo predecessore, sconfitto alle consultazioni per il rinnovo delle cariche in cui si era candidato sia come presidente provinciale, sia come presidente regionale. Proprio contro di lui.

Ma dal momento che l’inchiesta ha preso di mira anche quelle elezioni non è potuto sfuggire alla questione. «La Cri di Basilicata per dimostrare la sua estraneità ai fatti che le vengono addebitati ha aperto le porte della sede agli ufficiali dell’Arma senza fare alcun ostruzionismo di sorta e dato libero accesso a tutti gli atti contabili amministrativi, oltre che a tutti i documenti riguardanti le elezioni dello scorso anno dove ci sono stati i rinnovi di tutti i vertici dell’associazione a tutti i livelli».

«Sono stati già sentiti alcuni volontari – ha aggiunto Moscariello –  ma solo in merito a presunti brogli legati agli elenchi degli aventi diritto a votare».

Gli inquirenti avrebbero messo sotto la lente in particolare quanto accaduto a Melfi e Forenza dove Moscariello, che è proprio della cittadina federiciana, ha raccolto un vero e proprio bagno di voti.

Si sospetta, in pratica, che siano stati conteggiati più voti di quanti sono stati effettivamente espressi. Ma per Moscariello tra i «300» volontari interrogati come persone informate sui fatti nessuno avrebbe smentito di essere andato al seggio. Un abbaglio insomma. Per non dire una calunnia bella e buona. Motivo per cui ha dichiarato di riservarsi azioni legali nei confronti di chi può aver dato il “la” all’inchiesta della Procura di Potenza denunciando i fatti e le circostanze oggetto d’indagine. 

In realtà lo scontro all’interno dell’associazione non sarebbe un fatto recente, né legato soltanto all’ambizione di rivestire una carica sociale. E lo ha fatto capire lo stesso Moscariello ricordando che sotto la gestione del suo predecessore-antagonista il comitato locale di Melfi era stato chiuso e accorpato a un altro.

«Per questo a Melfi hanno votato tutti per me, perché potessi restituire un giusto riconoscimento al lavoro di tanti volontari».

Niente brogli in altri termini, ma elezioni democratricamente “bulgare”.

Quanto all’ipotesi di peculato Moscariello è tranchant: «Posso garantire che durante la mia amministrazione nulla di tutto ciò è accaduto». Per il passato invece silenzio.

l.amato@luedi.it

 

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