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Il Comune di Matera ricorre al Consiglio di Stato sul caso di via Dante e del Mulino Alvino. Il ricorso deliberato lo scorso 21 maggio dai componenti della precedente giunta politica  guidata da Salvatore Adduce si oppone, di fatto, alla sentenza del Tar della Basilicata che aveva annullato il permesso a costruire di via Dante/Mulino Alvino perchè non vi era stato, come previsto, un passaggio in Consiglio comunale. La questione gestita attraverso il cosiddetto Piano Casa 2 (la legge 106) è stata oggetto di un ampio dibattito ma l’Amministrazione si è sempre affidata al suo dirigente ritenendo che le competenze erano esclusivamente tecniche e che il procedimento indicato non richiedeva il passaggio in Consiglio comunale.

Le spinte e le richieste contrarie e l’istituzione di un’apposita commissione che ha lavorato con due consiglieri di maggioranza ed uno di opposizione testimoniano come il problema sia stato lungamente dibattuto e oggetto di enormi polemiche.

Alla fine però è stato necessario il ricorso al Tar di alcuni cittadini per arrivare ad una realtà diversa ed annullare il permesso a costruire. Il Tribunale Amministrativo regionale ha sostenuto infatti che «al procedimento autorizzatorio il legislatore statale, “sino all’entrata in vigore della normativa regionale” prevede l’applicazione della disciplina autorizzatoria rafforzata di cui all’articolo 14 del d.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, che richiede la previa deliberazione del Consiglio comunale per il rilascio del “permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici generali”».

«Tale deliberazione preliminare del Consiglio Comunale costituisce, quindi, un elemento necessario per il rilascio del permesso di costruire» ed è dunque questo il motivo fondamentale che porta il Tar a decidere l’annullamento del permesso a costruire.

Un permesso complesso perchè non riguarda solamente via Dante dove viene fatto il ricorso dei cittadini ma congiuntamente anche l’intervento di recupero della struttura del Mulino Alvino.

Oggi arriva la notizia del ricorso al Consiglio di Stato, con tanto di nomina di un avvocato del foro di Roma, che lascia aperta la questione fino, probabilmente, alle prossime Comunali del 2015 e che rischia di tenere ancora viva la polemica politica sull’Urbanistica. Da notare che fino alla pubblicazione della delibera di queste ore l’approvazione del provvedimento non è stata resa nota malgrado l’enfasi e l’attenzione che c’è stata sulla questione del Mulino Alvino e di via Dante.

Il sentore politico di una scelta che andava nella direzione del ricorso, le audizioni in commissione urbanistica che ribadivano la bontà delle scelte dell’Amministrazione, le parole pronunciate nei vertici di maggioranza lasciavano intendere che il ricorso ci sarebbe stato.

Ma oggi siamo un passo avanti. Il ricorso su quella questione c’è stato, senza un ritorno, così come poteva essere logico in Consiglio comunale dove anzi la 106  all’ordine del giorno era stata ritirata. Senza che in maggioranza fino a ieri si fosse informati di questo tipo di decisione della giunta. Una decisione non semplicemente tecnica ma su un caso di cui si è ovviamente parlato molto nelle ultime settimane.

Del ricorso però meglio non parlare. Anche se i segreti, si sa, hanno le gambe corte.

p.quarto@luedi.it

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