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E’ MORTO  nella notte Alberto Musy, il consigliere comunale di Torino ferito il 21 settembre 2012 sotto la sua abitazione del capoluogo piemontese e da allora in coma. Per l’agguato è sotto processo il calabrese Francesco Furchì, accusato di essere l’uomo con il casco che ha sparato in strada. Lui, però, continua a proclamarsi innocente.

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«Adesso l’imputazione per Francesco Furchì dovrà cambiare: da tentato omicidio a omicidio volontario premeditato. Un reato punito con l’ergastolo» ha detto Gianpaolo Zancan, avvocato di parte civile per i familiari di Alberto Musy. Furchì, da parte sua, ai giornalisti che lo hanno avvicinato nell’aula di tribunale dove oggi è in programma un’udienza del processo, si è detto «dispiaciuto»: «Di più non posso dirvi», ha aggiunto. Nativo di Ricadi in provincia di Vibo Valentia, Furchì vive a Torino da anni, è presidente dell’associazione Magna Graecia Millenium, che “opera nel campo della cultura, della solidarietà, della diffusione dei valori della calabresità in terra di Piemonte”. 

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MOVENTE ECONOMICO PER L’ACCUSA – Dietro al delitto, secondo l’accusa ci sarebbero ragioni economiche. L’agguato risale al 21 marzo 2012: l’aggressore gli sparò contro sei colpi di pistola, per ucciderlo. E se Alberto Musy, avvocato, docente di diritto e consigliere comunale del Terzo Polo, non è morto quella mattina, nel cortile del palazzo in cui abitava, lo deve probabilmente al caso. Ricoverato all’ospedale Molinette e sottoposto a un intervento chirurgico durato diverse ore, è rimasto in coma per 19 lunghissimi mesi, fino alla morte che lo ha colto nelle scorse ore.

Musy si era laureato in giurisprudenza a Torino nel 1990, conseguendo una seconda laurea a Berkeley, negli Stati Uniti, nel 1995. Si era occupato di studi inerenti al tema del modello giuridico anglo-americano in Italia, dedicandosi anche ad approfondimenti sul trust e sull’efficienza della giustizia civile. Aveva lavorato come avvocato civilista anche a Milano, prima di stabilirsi definitivamente a Torino. Nel corso della sua carriera universitaria aveva insegnato in Bocconi, all’Academie de Nantes, alla Benjamin N. Cardozo School of Law di New York ed in altre università straniere. 
Alle elezioni comunali della primavera del 2011 era stato candidato sindaco per il Terzo Polo. Entrato in consiglio comunale era stato capogruppo dell’Udc. Dopo alcuni mesi dall’incidente, la moglie Angelica aveva chiesto alla Sala Rossa di far decadere il marito dalla carica di consigliere comunale e il Consiglio aveva quindi provveduto alla surroga. Lo scorso mese di luglio, in una affollata cerimonia a Palazzo Civico, il sindaco di Torino Piero Fassino e il prefetto Alberto Di Pace avevano consegnato alla moglie l’onoreficenza di Commendatore della Repubblica conferita a Musy dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

ONOREFICENZA PER LA MOGLIE DI MUSY – Musy si era laureato in giurisprudenza a Torino nel 1990, conseguendo una seconda laurea a Berkeley, negli Stati Uniti, nel 1995. Si era occupato di studi inerenti al tema del modello giuridico anglo-americano in Italia, dedicandosi anche ad approfondimenti sul trust e sull’efficienza della giustizia civile. Aveva lavorato come avvocato civilista anche a Milano, prima di stabilirsi definitivamente a Torino. Nel corso della sua carriera universitaria aveva insegnato in Bocconi, all’Academie de Nantes, alla Benjamin N. Cardozo School of Law di New York ed in altre università straniere. Alle elezioni comunali della primavera del 2011 era stato candidato sindaco per il Terzo Polo. Entrato in consiglio comunale era stato capogruppo dell’Udc. Dopo alcuni mesi dall’incidente, la moglie Angelica aveva chiesto alla Sala Rossa di far decadere il marito dalla carica di consigliere comunale e il Consiglio aveva quindi provveduto alla surroga. Lo scorso mese di luglio, in una affollata cerimonia a Palazzo Civico, il sindaco di Torino Piero Fassino e il prefetto Alberto Di Pace avevano consegnato alla moglie l’onoreficenza di Commendatore della Repubblica conferita a Musy dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

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