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POTENZA – Torna in possesso di tutti i suoi beni (conti corrente titoli e immobili), l’ex capo dell’ufficio accertamenti e controlli dell’Agenzia delle entrate. Lo ha stabilito il Tribunale del riesame che ha depositato ieri mattina la sentenza che accoglie il ricorso discusso martedì dai legali Donato Pace e Francesco Paolo Sisto.
Lucia Muscaridola resterà comunque agli arresti domiciliari, ma la decisione del Riesame rappresenta una tegola molto pesante per l’inchiesta condotta dal pm Francesco Basentini, che ha coordinato il lavoro dei militari delle Fiamme gialle. Al centro infatti c’è la prova principale dell’accusa, che ipotizza il reato di corruzione per il potente funzionario dell’Agenzia delle entrate, sospeso da due mesi. Una prova logica, perlopiù, dal momento che il dato patrimoniale e «l’evidente altissimo tenore di vita» ricostruito dagli investigatori è apparso in prima istanza inconciliabile con le capacità finanziarie di un pubblico dipendente. Invece no.
Martedì gli avvocati di Lucia Muscaridola hanno spiegato che le varie operazioni immobiliari compiute dalla loro assistita negli ultimi anni andrebbero ricondotte in gran parte a una fortuna ricevuta in eredità. I giudici del Riesame devono aver dato molto credito anche alla relazione di un perito di parte incaricato in proposito, che ha dimostrato la correttezza e la compatibilità delle stesse con la capacità economica della dottoressa.
Solo tra titoli e depositi in conti corrente la Guardia di finanza era riuscita a mettere le mani su più di 360mila euro. Poi erano scattati i sigilli anche per cinque delle tredici proprietà immobiliari intestate quasi sempre alla figlia senza reddito del’ex capo dell’Agenzia delle entrate. Il tutto, per un valore stimato sugli 870mila euro, che adesso tornerà nella disponibilità della proprietaria. In realtà il patrimonio di Lucia Muscaridola è ancora più grande se si considerano le case a Potenza, a Matera, a Roma, a Metaponto e a Nova Siti.
L’inchiesta soprannominata “do ut des” ha messo a fuoco l’esistenza di una serie di relazioni d’interesse che giravano attorno all’ufficio accertamenti e controlli dell’Agenzia delle entrate. In pochi sono stati disponibili a testimoniare la loro natura, cosa che ha rappresentato un grosso ostacolo per gli investigatori, che hanno dovuto effettuare un lavoro a ritroso dal momento che, pochi mesi dopo l’inizio degli accertamenti, Lucia Muscaridola era stata trasferita alla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate di Bari. Nel capoluogo pugliese l’ex capo dell’ufficio accertamenti della Basilicata avrebbe continuato a mantenere rapporti con i suoi “clienti” lucani, imprenditori ma anche pubbliche amministrazioni, agevolati nelle loro controversie con il fisco. Il punto è se, e quanto, le consulenze tributarie della dottoressa venivano retribuite. Con lei sono accusati di corruzione due noti costruttori di Potenza, Domenico De Vivo e Maria Antonietta Albini, ma i nomi iscritti sul registro degli indagati in tutto sono più di una trentina. Solo che gran parte del fascicolo originale è stato trasferito tra Bari e Matera per competenza territoriale in quanto i fatti lì si sarebbero svolti o vi sarebbero radicati.

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